venerdì 19 agosto 2016

Il lupo raccontastorie

Il vecchio lupo dimagriva a vista d'occhio, non mangiava da giorni.
Ogni volta che trovava una preda; che fosse una lepre, un ghiro, un cerbiatto, cominciava a raccontare storie, racconti, piccole avventure e non pensava affatto di mangiare chi lo ascoltava con interesse.
Gli animali all'inizio lo guardavano con sospetto pensando "ma come, questo lupo non cerca di mangiarmi? Forse è un trucco che usa per evitare che le sue vittime cerchino di scappare?"
Intanto ascoltavano con aria attenta e si appassionavano alle vicende dimenticando ogni timore.
Nel bosco si era sparsa la voce di questo lupo raccontastorie e alcuni animali presero l'abitudine di tornare da lui, regolarmente, per ascoltare le sue narrazioni, ne aveva sempre di nuove da raccontare, non si ripeteva mai, a meno che qualcuno gli chiedesse una storia in particolare e lui la raccontava sempre con le stesse parole, come se l'avesse imparata a memoria.
Ogni volta che qualcuno andava a trovarlo lo trovava sempre più magro ma con la stessa voglia di chiacchierare. Un giorno si presentò da lui mamma cerbiatta con una pentola di stufato di lenticchie e patate; delizioso, insaporito con sedano e mentuccia del bosco.
Il lupo si schermì, non poteva accettare, non voleva dare disturbo e togliere lo stufato di bocca ai cerbiattini e poi lui era un vero lupo carnivoro. Mamma cerbiatta non si arrese:- Su dai, c'è anche la pancetta saltata, assaggia una cucchiaiata poi potrai raccontare ai miei cerbiattini la storia della fava cattiva e dei tre piccoli pisellini...
Il lupo, docile, assaggiò e come succede a volte, che ci si rende conto di ciò di cui avevamo bisogno quando lo troviamo, si accorse di avere una gran fame e finì in fretta tutto lo stufato. Allora i cerbiattini, che attendevano poco lontano, arrivarono di corsa e si misero comodi intorno al lupo ad ascoltare chissà quali meraviglie.
A volte capitava nel bosco anche qualche bambino e il lupo riusciva a "catturare" anche la loro attenzione. In questi casi però arrivava sempre qualche umano adulto ad interrompere il racconto e a trascinare via i piccoli per il terrore che quella belva li divorasse.
Il lupo non riusciva a farsi capire dai grandi, quelli sentivano i suoi ululati e fuggivano di corsa nonostante le proteste dei bambini "no, no, devo sentire come finisce la storia!"
Figuriamoci se potevano credere che un lupo potesse parlare ed i loro pargoli potessero capire il suo linguaggio. Anzi, gli abitanti del villaggio, vicino al bosco cominciarono ad essere preoccupati di quella presenza e ad accusarlo della sparizione di galline e animali domestici.
Non potevano immaginare che ogni giorno invece, il vecchio lupo intratteneva decine di animali di ogni specie, questi poi si erano messi d'accordo per portargli ogni volta qualcosa da mangiare per ringraziarlo dei momenti felici che regalava loro. Lo scoiattolo una volta gli portò una bellissima collana di nocciole che il lupo indossò perchè era un pò sdentato e non riusciva a mangiarla e per ogni nocciola gli "snocciolò" una filastrocca.
Il riccio gli preparò la zuppa di scarafaggi, zucchine e misticanza, fresca e corroborante, ma gli scarafaggi non erano ben cotti e alcuni scapparono dalla pentola.
La volpe si presentò una domenica con spiedini di vipera e peperoni, una vera squisitezza e in quell'occasione il lupo gli raccontò la storia dei serpenti nel paradiso paludoso che furono tentati da un uomo con una caviglia pelosa ma riuscirono a resistere grazie ad una fila di processionaria.
Un pomeriggio, il lupo stava pulendo il sentiero che portava alla sua tana, raccoglieva le pigne ed i rametti e li accatastava in graziosi mucchi, spostava le pietre più grosse e con quelle piatte formava una comoda pavimentazione davanti alla soglia.
Arrivò un bambino, avrà avuto quattro o cinque anni, non di più e non sembrava spaventato, anzi, gli chiese se poteva accarezzare la sua bella coda folta, il lupo acconsentì e cominciò a raccontare la storia dei pipistrelli che realizzarono gli occhiali da sole con foglie di eucalyptus e bava di lumaca per uscire anche di giorno e poter contare le righe gialle e nere delle vespe per via di una scommessa fatta al "Foxy bar". Il bambino ascoltava rapito e non sentì la voce dei genitori che chiamavano:- Enrico...
Enrico... Il lupo, un po' sordo e un po' assorto nel  racconto non ci fece caso anche perché lui non sapeva che si chiamasse così, lui lo chiamava semplicemente: bimbo.
Ma i suoi genitori lo videro e da lontano pareva che il lupo, così infervorato, volesse fargli del male.
Il papà aveva il fucile e sparò un colpo in aria, il lupo si rifugiò nella tana e Enrico fu trascinato via, lontano da quel lupaccio cattivo e a nulla servirono le sue proteste, sul fatto che il lupo era buono e raccontava bellissime storie.
Quell'episodio scosse tanto gli abitanti del villaggio che si riunirono e decisero di catturare il lupo per evitare che altri piccoli innocenti cadessero nelle sue grinfie. Organizzarono una spedizione e un mattino presto tutti gli uomini del villaggio partirono con fucili e bastoni e una grossa gabbia di canne intrecciate a prova di lupi feroci.
Tutti insieme non faticarono a catturare il vecchio lupo che non smetteva di provare a parlargli ma quelli sentivano solo modulati ululati.
Caricarono la gabbia sul carro e la portarono al villaggio in attesa della riunione per decidere come liberarsi di quella orribile belva.
Gli animaletti del bosco avevano osservato tutta la scena e avevano seguito con discrezione il chiassoso corteo; il riccio aveva provato a bucare le ruote del carro ma quelle erano di legno.
Gli scoiattoli avevano lanciato ghiande e nocciole con tutta la loro forza ma avevano colpito anche il lupo. I castori avevano fatto crollare il ponte sul torrente e gli uomini avevano incastrato la gabbia tra le due rive e vi si erano arrampicati sopra per attraversarlo ed il lupo aveva rischiato di affogare.
I cerbiatti avevano provato a fermare il gruppo fingendo un'aggressività che non aveva convinto nessuno di quegli uomini abituati a discutere con suocere ed impiegati delle poste.
Così ora, il povero lupo era ingabbiato al limitare del paese e subito si sparse la voce tra tutti i bambini che lo osservavano incuriositi e dispiaciuti da dietro le finestre.
Il lupo si sentiva davvero triste, era imprigionato, innocente e incapace di farsi capire dai suoi carcerieri. Quando fece buio la volpe gli portò un po' del suo cibo preferito; spezzatino di gallina con purè di carote e zucca al rabarbaro e rimase un po' con lui a fargli compagnia.
Più tardi arrivò Enrico per vedere se era il suo amico raccontastorie e appena lo vide lo salutò con affetto tirandogli la coda e le orecchie e gli chiese di raccontargli la fine della storia  interrotta bruscamente dai suoi genitori. Il lupo si scrollò e attaccò subito con il racconto ma a Enrico non piaceva vedere il suo amico tra le sbarre allora aprì la gabbia ed entrò anche lui sedendoglisi accanto.
Dopo un po' arrivò un'altra bambina che aveva visto Enrico sgattaiolare fuori di casa a quell'ora tarda e si mise seduta anche lei dentro la gabbia ad ascoltare le meravigliose parole del lupo.
Poi arrivarono due gemelli della casa vicina al bosco ed entrarono anche loro stringendosi vicini vicini.  Si unirono alla piccola compagnia due ragazzine che si accomodarono fuori dalla gabbia, dentro la quale non entrava più nessuno, arrivò anche una famigliola di ricci e le lucciole illuminavano i racconti della sera.
Passavano le ore e nessuno tornò a casa, dopo gli affascinanti racconti si erano addormentati serenamente, anche il vecchio lupo.
I genitori si accorsero che i bambini erano scomparsi dai loro lettini e cominciarono a cercarli casa per casa rendendosi conto che non erano casi isolati, infatti il numero di adulti preoccupati cresceva sempre di più, qualcuno prese il fucile, qualcuno prese una torcia e vagavano dalla piazza alla discesa per i carretti, dal pozzo al campetto dei giochi ma senza risultato.
Quando arrivarono al limitare del bosco gli ritornò in mente il lupo e andarono a controllare se la gabbia fosse ben chiusa e non potete immaginare la loro sorpresa nel trovare la gabbia aperta, i ragazzi addormentati dentro e fuori, e il piccolo Enrico che russava dolecmente abbracciato al vecchio lupo.
Allora finalmente si resero conto dell'innocenza e della bontà d'animo del vecchio lupo e da quel momento decisero di proteggerlo e prendersene cura come di un caro amico, fu lasciato libero di tornare alla sua tana che fu segnalata da un cartello colorato "tana di lupo raccontastorie".
I bambini avevano il permesso di andare da lui ogni volta che volevano e gli portavano da mangiare, una sciarpa di lana fatta dalla nonna per l'inverno, i copriorecchie e le caramelle balsamiche per la gola affinchè non si stancasse mai di raccontare.
Ma questo non era proprio un problema.

lunedì 8 agosto 2016

Incontri ravvicinati di brutto tipo

Sono in vacanza in una piccola citta' vicino al mare, in una zona paludosa e salmastra, spesso misteriosa e sinistra.
La casa e' al piano terra verso la periferia, vicino ad un grosso canale di irrigazione; credo che gli argini di quel canale abbiamo visto i piu' orrendi accadimenti.
Il quartiere sembra tranquillo e sicuro, persone rispettabili e ampie zone "verdi". Per verde qui si intende il giallo secco e polveroso tipico dovuto al sole e al maestrale che qui hanno il domicilio fisso.
E' notte; grazie alla lieve illuminazione si vedono le stelle e si sentono versi di animali diversi e misteriosi.
Devo portare fuori il cane; il mio dobermann mi fara' buona guardia, prendo guinzaglio e chiavi e mi avvio alla porta.
Non occorre chiamare il cane, mi saltella intorno da quando ho preso in mano il guinzaglio.
Apro la porta e mi fermo impietrita con un leggero tuffo al cuore. C'e' un essere orribile che mi guarda, sono sicura che mi guarda anche se non vedo i suoi occhi, troppo piccoli e ravvicinati.
Ho sentito dire che chi ha gli occhi ravvicinati tende alla crudelta' e non riesco a muovermi. Il cane (che guardia!) non si accorge di nulla e parte spavaldo nel buio della notte. L'essere mi studia come io studio lui; continuiamo a guardarci e questa scena dall'esterno potrebbe anche sembrare romantica.
Il mio cervello va a ricercare a tutta velocita' la procedura adatta da adottare in questi cosidetti casi. Ci sono!
Mia sorella piu' grande mi ha raccontato piu' volte (lieve principio di Alzheimer) come fare.
Cerchero' di comportarmi esattamente come lei, urlo con tutte le mie forze:- Gianlucaaaaa!
Casualmente suo marito si chiama cosi' ma credo sia proprio una parte importante della procedura di difesa ed annientamento dell'essere immondo. Poi mi precipito a prendere lo spray alla candeggina nel mobiletto sotto al lavello. Curiosamente il mostro orribile non cerca di saltarmi addosso per difendersi ma si limita ad avanzare lentamente lungo il muro.
Lo raggiungo in due salti e pfff...
Gli spruzzo addosso due terzi del flacone (che in realta' era quasi vuoto) ma quello non reagisce come immaginavo. Pensavo che si sarebbe dissolto nel liquido o almeno affogato invece si limita a rovesciarsi sulla schiena e muovere ancora quelle orribili zampine. Il mio dobermann si comporta allo stesso modo quando vuole le coccole, questo non me lo sarei mai aspettata da un individuo appena incontrato.
Gliene spruzzo addosso ancora un po' tanto per essere sicura ma quello si rifiuta inspiegabilmente di morire.
Non ho nessuna intenzione di fare come nei migliori film americani e avvicinarmi per controllare il respiro.
Prendo scopa e paletta e lo accompagno gentilmente oltre la porta poi guardo a destra e a sinistra, nessuno in giro, lancio l'essere orribile in mezzo alla strada e lo abbandono senza remore.
Arriva un'auto in velocita'; mi nascondo dietro il cancello (...) per osservare la scena senza poter essere incriminata e finalmente la vedo morire schiacciata dalle ruote la maledetta blatta!

sabato 6 agosto 2016

Sott'acqua

Guardo il mare da sotto.
Guardo l'onda che muove veloce verso la riva,
si gonfia anche sotto 
sinuosa sinusoide.
Guardo l'ombra che pare volare
inseguita da paure immaginarie.
Guardo le bolle gorgoglianti 
lente e silenziose 
prima di riunirsi a quelle in superficie.
Guardo la sabbia che si innalza 
in sottili pinnacoli prima di esplodere; 
risucchiata con forza dall'onda potente.
Guardo cambiare il colore dell'acqua,
mischiare il turchese con il bianco
con pennellate impazzite di gioia.
Sento la forza del mare
che mi porta dove vuole
rombando e sbattendo
rimarcando chi comanda
"affidati a me; ti porto io".
Ti guardo, ti sento
ti ascolto e ti rispetto
come figlia devota,
come donna innamorata.