domenica 18 febbraio 2018

Sono sempre qui.

Si, che ti facevi sentire
giorno e notte
e non si poteva dormire
per rilassarti eran lotte.
Sono qui, figlio, ti accolgo.
Niente pappa volevi sorbire
se non il mio latte
lunghe storie volevi sentire,
filastrocche, canzoni stonate.
Sono qui, figlio, ti nutro.
Tardi imparasti a gattonare
amavi star su, ritto
volevi farti accompagnare
tenendoti con un dito.
Sono qui, figlio, ti curo.
Conoscer gli amici di scuola
che bella scoperta!
E non per una volta sola
la nostra casa era aperta.
Sono qui, figlio, ti guardo.
Divenne uno strazio, studiare,
per te e per noi anche
la mente persa a fantasticare
la penna tra le dita, stanche.
Sono qui, figlio, ti aspetto.
L'amore che arriva improvviso
e i primi pensieri d'adulto
violenti come schiaffi sul viso
teneri come un virgulto.
Sono qui, figlio, ti ascolto.
Non importa quanti anni tu abbia
mamma c'è sempre per te
piena d'anni, d'amore o di rabbia
pronta a darti il meglio di sé.

martedì 13 febbraio 2018

#giochiamoalteatro

Mia nonna, sapete, quand'era piccola, aveva pochi giocattoli e ne aveva uno che era il suo  preferito; una pallina di gomma colorata che rimbalzava molto bene. Mia nonna ci giocava ogni minuto, ci giocava dappertutto, in cucina, in sala da pranzo, in camera da letto e perfino in bagno. Aveva sempre quella pallina in mano, ci giocava anche fuori, nel campo e aveva imparato a palleggiare con ogni parte del corpo: con i piedi, le ginocchia, le spalle, la testa, i gomiti e perfino i polsi. Sapeva palleggiare meglio di tutti i suoi amici! Un giorno, giocando nel campo, perse la pallina, che andò sotto ad un carretto, perché, sapete, quando mia nonna era piccola, mille anni fa, non esistevano le macchine, allora lei andò a prendere la scopa della befana, che abitava lì vicino, e riuscì a tirarla fuori. Ma poi la pallina andò a finire in un buco lì vicino, era un buco grande, buio, profondissimo, scurissimo, non si vedeva niente, neanche la sua pallina colorata. La nonna si inchinò per guardare dentro ma non la vedeva, urlò dentro il buco, ma nessuno rispondeva, provò ad infilarci la mano e la gamba, ma la pallina non saltò fuori. Allora la nonna ebbe l'idea di riempire il buco e andò a prendere un recipiente, quello che si usava per dare da bere ai maiali, era pesantissimo, tutto pieno d'acqua, ma la nonna riuscì a portarlo vicino al buco e ci buttò dentro tutta l'acqua, ma la pallina non venne fuori. Allora la nonna tornò vicino al recinto dei maiali e raccolse tanti fiori, quelli gialli, un po' spinosi, che crescevano là vicino, i fiori del tarassaco, li fece in mille pezzi e li buttò nel buco, ma neanche così la pallina, saltò fuori. Nonna era disperata e allora suo padre, il mio bisnonno, che si chiamava Giacomo, le regalò un violino. Era un violino nuovo, bellissimo, lucido, e la nonna imparò ad usarlo e lo suonava ogni pomeriggio dopo la scuola e diventò molto brava. Intanto era cresciuta, era diventata grande, faceva una vita normale, andava al fiume a lavare i panni con le sue amiche e intanto che era là chiacchierava e beveva anche l'acqua del fiume. Ma quella pallina non la dimenticò mai e non si divertì mai più come in quelle giornate in cui giocava sempre con la sua pallina preferita.

mercoledì 7 febbraio 2018

Il primo giorno

E' stato amore.
Amore intenso, istantaneo.
Il primo sguardo; ansioso di conoscerti.
La pelle tesa a toccare la tua
a trovare un contatto,
ad avvolgerti tutto.
E il respiro pronto a sentire il tuo odore;
per impararlo a memoria,
 per riconoscerti al buio, 
per ritrovarti dovunque.
E' stato difficile il nostro primo incontro.
Faticoso.
Il tuo sguardo sfuggente
i tuoi bisogni più forti.
E' stato l'inizio di una storia d'amore
di quelle che sai che dureranno per sempre,
tormentate e idilliache.
Di quelle che sai già che qualunque cosa accada,
sarà lui il tuo primo pensiero.
Teso alla protezione, sempre, comunque, a ogni costo.
E' stato amore subito,
quando sei nato, figlio mio.