mercoledì 22 novembre 2023

Nella pentola

 Bolle, ribolle

sobbolle e borbotta.

Le verdure spinge su

le scuote

le sbatte

le massaggia impunemente.

La cipolla abbraccia la patata

la carota si rigira, 

inquieta

sente il sale che la invade 

e il prezzemolo

che muore.

Il cavolo si vendica con l'odore

il sedano profuma

per riparare.

Bietole e finocchio

si mischiano

aggrappati.

Il brodo li conquista

e ne assume il sapore

e così piano piano li uccide

e ne rinasce minestrone.

lunedì 17 aprile 2023

San Valentino

Questa vita spudorata
mi ha voluto regalare
in un'epoca avanzata
un marito da adorare.

Non mi tirerò mai indietro
quando c'è da ringraziare
per un amore come vetro
da curare e bentrattare.

Grazie vita, sei carina
ti ringrazio per Moreno
e io che sono Valentina
salgo al volo come in treno.

domenica 16 aprile 2023

Il posto migliore

I libri che più amo 
vorrei sempre vicini 
sfogliare e consultare 
 se ne ho necessità.
 Potrei forse tenerli
 in camera da letto, 
cercar pensieri quieti 
prima di dormire.
 Potrei lasciarli in sala 
 visibili a chi entra 
 ma non da tutti amati,
 professorini in riga, 
 come in controscena 
immeritata fine. 
O forse nello studio
 tra fumetti e pedagogia
 a portata di mano 
e in buona compagnia.
 In bagno e in cucina 
 non ci si può pensare
 non hanno il clima adatto
 per carta da serbare. 
Un mobile a rotelle 
 potrebbe funzionare; 
 seguirmi in ogni stanza 
sollecito e fedele 
 perché non lo so mai 
quando mi prede al collo 
 la voglia di poesia.

venerdì 7 aprile 2023

Panchine mute

Panchine vuote
inutili scheletri di ferro 
per la maggior parte del loro tempo.
Disarmate alle intemperie 
irrilevanti nel giudizio di chi accogliere. 
Oppure, soltanto inconsapevoli 
o disinteressate, 
come burocrati che fanno il proprio dovere 
seguendo le norme, 
pedissequamente 
senza usare l'anima.
Che accolga due giovani che si baciano
o un bambino con un gelato 
o un vecchietto solo, 
che guarda la gente 
un corridore stanco, 
lei sta lì immobile 
noncurante
impassibile. 
Quanto potresti raccontare, invece
panchina vuota, 
quanti drammi e quante gioie, 
quanta storia e quante stagioni, 
sei un libro aperto  
illeggibile. 

domenica 26 febbraio 2023

Nel medio vacillar di questa vita

Babbo compì cinquanta anni nel 1981 e io ne avevo otto, all'epoca. 
Ricordo ancora il pranzo tutti insieme, credo che fosse un giorno lavorativo ma mamma aveva preparato il "pranzo buono" in suo onore, come faceva per ognuno dei nostri compleanni.
A parte le feste comandate infatti, tutti noi; babbo e otto figli, venivamo festeggiati con un pranzo buono, ovvero con qualcosa di molto gustoso e lungo da preparare, e il dolce alla fine. Forse mamma aveva escogitato questa trovata per non farci sentire troppo la mancanza del regalo, oppure la delusione per il classico "regalo utile".
Stavamo chiacchierando tutti insieme come al solito, o litigandoci qualche bocconcino prelibato, quando uno dei miei fratelli grandi chiese a mio babbo se si sentisse ormai vecchio, visto che aveva compiuto addirittura cinquanta anni. 
Mio babbo sorrise, come succede (oramai me ne accorgo anche io) quando i ragazzi si rivolgono agli adulti oltre i trenta anni come se fossero già decrepiti e a un passo dall'ultima dimora. 
Parlò con una calma e una sicurezza che mi fece smettere di discutere con chi avevo vicino e prestare grandissima attenzione alle sue parole, il cui senso era più o meno questo: - Io sono grande ma non sono vecchio, sono un uomo fortunato perché ho una bella famiglia con tanti bambini sani, e se voi siete bravi, io sono contento. L'unica cosa che vorrei sempre è che voi vi comportiate bene e che non litighiate tra di voi. Questo lo ripeteva spesso, era la sua frase più ricorrente in diverse occasioni, ma soprattutto quando qualcuno gli chiedeva di noi. Eravamo il suo orgoglio; otto figli, quattro maschi e quattro femmine, più o meno bravi in qualche attività manuale o nello studio. Lui raccontava brevemente qualcosa che ci caratterizzava e poi terminava con: - Per adesso è brava/o, nel senso del comportarsi bene e fare il proprio dovere, speriamo che continui così. (Sperausu chi sighidi). Oppure ce lo ripeteva quando si avvicinava il suo compleanno e noi, ormai grandi, gli chiedevamo cosa volesse come regalo. L'importante è che siate bravi e vi comportiate bene e io ho già tutto, non uscivano altre richieste da lui, e comunque sia, babbo, non è stato facile accontentarti. 

Questo 2023 mi vede arrivare allo stesso traguardo dei 50 anni, e mi sento legittimata a fare il mio bilancio. La mia conquista più appagante credo sia la consapevolezza; chi sono, cosa mi fa stare bene, cosa mi piace fare e avere. Me ne sono resa conto pochi anni fa, e lo scrissi sui social:
"Da quando so chi sono, non ho più bisogno di dimostrarlo". 
A questo punto vedo il mio percorso, riconosco i miei errori e le mie conquiste, e riesco a rilevare il coraggio che mi ha sostenuto nei momenti difficili. Ho sempre puntato su di me e preso delle decisioni, coscienziosamente considerando che se fosse andata a finire male sarebbe stata solo una mia responsabilità. Questo pensiero, forse individualista, mi ha portato a fare delle scelte poco condivise da familiari e amici, tuttavia ho creduto molto sulle mie risorse emotive, sui miei interessi e sulle mie capacità. Alcuni errori di percorso, anche gravi, non mi hanno dissuaso dall'idea che mi sono fatta della vita, e di come vada affrontata. 
Un'altra cosa di cui mi sento fiera, è l'aver imparato a tagliare le relazioni negative e tossiche, anche se mi rammarico di non averlo imparato prima, mi sarei risparmiata delle grosse fatiche emotive. Questo potrei attribuirlo al tipo di educazione ricevuta, tendente alla diffidenza e alla sfiducia verso gli sconosciuti, e al contempo all'accoglienza incondizionata dei vari parenti e amici. Mio figlio e il suo sguardo disincantato e privo di pregiudizi mi hanno insegnato tanto in questo senso. 
Invece il mio lavoro con i bambini mi ha insegnato a essere più dolce e affettuosa nel quotidiano. 
Il mio cagnolino mi ha insegnato l'amore illimitato. 
Mio marito, ultimo solo nell'elenco per una questione cronologica, mi ha insegnato ad essere una compagna di vita e di viaggi e ad affrontare i contrattempi con il sorriso e la serenità di chi sa che ha superato prove peggiori. 
Così, per quella che sono oggi, ringrazio la mia famiglia di origine e la mia famiglia costruita. 


venerdì 30 dicembre 2022

Il suo nome è Nemo.

Nemo è arrivato in famiglia quasi per caso, nel 2014, e ha portato con sé una quantità di amore tale che non si riesce a capire dove lo contenesse, date le sue dimensioni ridottissime. Era un tipico pinscher; nero focato, cioè con le macchie marroni rossicce sotto al muso e sulle sopracciglia. Non dico che fosse piccolo, è che in autunno era difficile da trovare in mezzo alle foglie. Non era solo il mio cane naturalmente, anzi, ufficialmente era di mio figlio, che però era minorenne quando Nemo entrò nel nostro nucleo familiare, quindi aveva il mio cognome.


 
Non per continuare a insistere che fosse piccolo, era una zanzara tigre molto grossa, quella che l'ha fatto inciampare una volta in estate.
Nemo aveva un pupazzo per giocare; uno scoiattolo di peluche che amava maltrattare e rosicchiare in alcuni momenti di noia, quando infine lo distrusse completamente, mio marito andò a fare la spesa e lo trovò uguale uguale, ma Nemo ormai era invecchiato e non aveva più voglia di demolire i peluche. Infatti ora l'ho lavato e lo tengo in macchina per ricordo.
Ancora a proposito dell'amore che ci ha regalato il nostro piccolo pipistrello (gli assomigliava tantissimo), ci siamo resi conto di questo dopo due o tre mesi che era con noi, nel frattempo avevamo anche traslocato e Nemino sembrava che fosse con noi da tutta la vita. Mio figlio all'inizio aveva provato a resistere ad affezionarsi troppo, perché temeva di tradire il nostro cane precedente che era morto di malattia da poco tempo, ma Nemo entrò nel nostro cuore piano piano e non ne uscirà mai più.


La voce di Nemo

Era un cane da compagnia, nel senso che aveva sempre bisogno del contatto fisico e di coccole e complimenti anche a voce ai quali rispondeva con versi di compiacimento, starnuti, sbuffi e guaiti.
A proposito dei suoi versi, aveva una capacità di modulare il suono cercando di instillare in noi diversi gradi di senso di colpa, a seconda della richiesta che non riuscivamo a soddisfare subito.
Una volta ho scritto di lui: "il nostro cane cigola, brontola, mugola e si lamenta con tutti gli altri possibili verbi sdruccioli.
Il verbo più adatto a lui è "Piagnuggiola".
Il suo nome è Nemo.
Il suo verso è il nemolìo."
Per farsi notare quando aveva fame, respirava come Darth Vader.
Aveva un modo tutto suo di comunicare gioie e fastidi, di questi forse ne aveva di più rispetto alle prime, o comunque li esternava con più energia, nessuno poteva allontanarsi dal suo campo visivo senza salutarlo e senza provocargli un dolore immenso, che condivideva con pianti strazianti. Quando lo portavamo in spiaggia e qualcuno voleva fare il bagno, lui lo seguiva fino in riva stando ben attento a non bagnarsi le zampette e piangeva finché non ci vedeva uscire. Ogni saluto lo viveva come un vero e proprio abbandono.

 


A volte in estate lo lasciavamo a casa con mio babbo per andare in spiaggia senza fargli soffrire il caldo e il fastidio della sabbia (preferiva stare sui teli mare) e lui piangeva e uggiolava, poi si calmava e ricominciava a urlare quando sentiva di nuovo le nostre voci. Secondo i miei genitori era innamorato di me e considerava Ares suo fratello. Nemo era abbastanza indipendente e si copriva da solo con la sua copertina, soprattutto gli piaceva coprirsi la testa per dormire, ma da vecchio e anchilosato non riesciva più a farlo quindi ha imparato a chiederlo a noi. Quando di notte gli capitava di scoprirsi, piangeva per chiamarci, poi alla fine piangeva anche solo per avere una coccola. 


Nemo sportivo

Il giro col cane giù nel parco era un percorso nel non-tempo e non-luogo, ho scoperto incredibili forme di biodiversità nel parco sotto casa, l'abbiamo vissuto in tutte le stagioni, in tutti gli orari, con tutti i climi.
Quando Nemo era giovane veniva con me a camminare in campagna dietro casa, sempre tirando il guinzaglio con energia, e sempre abbaiando a tutti i cani maschi che incontravamo, come per affermare la propria personalità di cane alfa. Con le femmine era un po' più rilassato ma non sempre. Aveva un rapporto di sudditanza con i gatti del quartiere e dei parenti, prendeva botte da tutti, indistintamente.
Nemo era un campione di salto in alto; fu la prima cosa che colpì mio marito, quando lo conobbe. Noi stavamo seduti a tavola e lui saltava tanto in alto da riuscire a vedere cosa c'era dentro i piatti, per elemosinare con maggiore consapevolezza. Questo tipo di salti lo faceva anche per manifestare la sua gioia quando arrivava qualcuno in casa, insieme agli avvitamenti su se stesso, sempre nello stesso verso. Questi esercizi erano la sua specialità anche quando lo si chiamava per uscire o per tornare a casa, o quando qualcuno indossava le scarpe. Anzi, se secondo lui si indugiava troppo nel calzarle, ci richiamava all'ordine con uno sfrenato abbaiare. Potevamo uscire trenta volte al giorno e lui era sempre felice di farlo, come dimostrava di essere anche quando gli dicevo: - Torniamo a casa. Da vecchio, non riusciva più a fare le scale e lo prendevamo in braccio, a portarlo giù a volte mi guardava con aria perplessa, come se non ricordasse cosa fossimo scesi a fare. Lo sport che gli piaceva di meno era il nuoto; non voleva mai entrare in acqua con noi al mare, anche le onde più piccole gli davano da pensare, a volte lo portavamo sul materassino, ma quando vedeva la riva allontanarsi, si tuffava per raggiungerla velocemente. Anche nella piscina per cani ha dimostrato il suo sdegno. 


Nemo e mio marito

Mio marito ha fatto varie prove a casa per i suoi video su YouTube e ogni volta che iniziava a registrare, il cane gli abbaiava contrariato. Gli sembrava probabilmente una diavoleria troppo moderna, parlare da solo davanti al computer. Allora Moreno doveva prenderlo e rimetterlo nella cuccia (anzi, ciotola secondo lui). 
Il momento preferito della giornata di Nemo era quello dei pasti, senza distinzione tra pranzo, cena o colazione, e riusciva sempre a impietosire mio marito facendosi dare qualcosa da sgranocchiare, una volta Moreno ha condiviso il suo cavolo lessato con il cane. Dopo, il cane glielo ha restituito in forma gassosa.
Questa manifestazione d'amore gliela concedeva spesso, mettendosi a dormire sul suo scendiletto e rilasciando dolcemente tutti i suoi odori.
Una volta hanno addirittura litigato per il tappeto perché Nemo non si spostava e mio marito non riusciva a posare i piedi sul pavimento freddo. Finì con il cane offeso nella sua cuccia, e il tappeto coperto di libri per dissuaderlo dall'allungarcisi sopra mentre lui faceva la doccia.
Erano gelosi uno dell'altro; una volta mio marito mi chiese di cosa stessi discutendo con il cane. Agli inizi della nostra storia, se ci avvicinavamo troppo, Nemo cercava di mettersi in mezzo a noi e di prendere lui tutte le coccole e i bacini, e se eravamo in piedi, quindi fuori dalla sua portata, abbaiava come una belva. 


Nemo in montagna

Nemoskj ha girato l'Italia più di mio figlio; è venuto con noi persino sul monte Bianco. Ha lasciato le sue tracce ovunque, in giro ci sarà ancora qualche segugio che si chiede di chi sia quel puzzino tutto particolare che lo distingueva. A Gavinana si sentiva il boss del borgo, andava in giro da solo, a volte in piazza, al bar o al negozietto di alimentari dietro casa. Faceva un giro di pipì, prendeva le carezze di tutti e poi tornava a casa come se niente fosse. Diverse volte spariva e dopo un po' ci telefonava mia suocera avvisando che il canetto era arrivato da lei e stava mangiando formaggio e acciughe con il marito (dal cuore tenero come il figlio).
Si metteva al sole davanti a casa, in mezzo alla strada e non si spostava neanche quando arrivava qualche auto, che doveva suonare il clacson per avvisarci di spostare il nobile quadrupede.
Nelle belle giornate era sempre davanti a casa a fare la guardia ed era tutto un fermare i passanti con la sua aria all'apparenza tenera e coccolosa che nascondeva in realtà una grandissima curiosità da soddisfare così:
Chi siete?
Cosa volete?
Due carezzine!
Negli ultimi tempi faceva tenerezza a tutti quelli che passavano e osservavano il suo faticoso arrancare fino all'angolo della chiesa per fare la pipí. Tutti si fermavano a chiedere cosa avesse e quanti anni e cosa volesse comunicare con i suoi guariti, e tutti gli facevano le coccole. A volte tentava di seguire qualcuno che gli piaceva particolarmente, ma dopo due o tre passi in salita, rinunciava e si riaccomodava al sole.


Nemo buongustaio 

Un cane così piccolo poteva dare l'idea di mangiare poco, in realtà sembrava una betoniera. Mangiava di tutto, a qualsiasi ora, con chiunque, poteva essere il più corruttibile del mondo. Aveva il coraggio di mendicare qualsiasi cosa commestibile e non anche per strada, agli sconosciuti seduti al bar, oppure si accontentava delle briciole, come un aspirapolvere. Anche al parco bisognava stare attenti ai resti di cibo dei ragazzini e persino alle cacche di altri animali. Avrebbe voluto assaggiare tutto. A volte mangiava con ingordigia anche i suoi croccantini. A volte dovevo chiamarlo dieci volte prima che si alzasse, oppure bastava aprire un pacco di biscotti o di patatine. Certi rumori li associava al cibo con una precisione degna di un sonar. Mio marito gli allungava di tutto sotto al tavolo, all'inizio per conquistarlo e poi, al ristorante, per tenerlo buono. Quel piccolo cane ha mangiato sotto ai tavoli dei ristoranti di mezza Italia e ha apprezzato tutte le cucine regionali. 

Nemo e gli odori 

Non c'erano cattivi odori per Nemo, qualsiasi essere vivente o no aveva qualcosa di interessante per il suo olfatto. Seguiva le tracce odorose con anima da segugio e cuore da investigatore, voleva sapere tutto di tutti, in certi mucchietti di erba del parco ci fermavamo a lungo finché non si riteneva soddisfatto dell'analisi e poi ricopriva il tutto con un suo schizzo personale. Personalmente non amava tanto fare il bagnetto, quando aprivo l'acqua del bagno e poi lo chiamavo dolcemente, cercava di appiattirsi il più possibile nella sua cuccia o sotto il letto di qualcuno. Lo lavavo con il sapone neutro e l'aceto di mele per togliergli la puzza di cane bagnato. Così, a detta di mio marito, per qualche giorno puzzava di aceto poi riprendeva il suo odore personale, abbastanza forte sempre in riferimento alle dimensioni. Però almeno ridiventava morbidino per un po' e io adoravo annusare la sua testolina. 

Una volta ho detto alle mie piante che erano belle come il mio cane. Ora lui riposa in giardino sotto a un bellissimo agrifoglio, e nel nostro cuore, per sempre. 


sabato 3 dicembre 2022

Viaggio nel grigio

 Guido veloce sull'autostrada grigia 

guido nel grigio, del cielo e del resto 

il panorama è sfumato, dissolto

lontano da occhi e da immaginazione.

La luce dei fanali colora il percorso 

le gocce sul vetro rimbalzano riflessi 

la vista non è il senso più attivo.

Il motore gira sugli alti regimi

le ruote calpestano forte il bagnato 

il tergicristallo oscilla incantato.

L'acqua bussa sui vetri e sul tetto 

sentirne il rumore, non serve altro

è una pioggia caparbia a riempire il viaggio.