sabato 2 maggio 2020

Furore



Questo periodo di reclusione forzata non è l'ideale per esplorare letteratura e filmografia horror o angosciante, sarebbe meglio buttarsi sui classici, da poco mi era capitato, nel mucchio di quelli da leggere, questo libro di Steinbeck, vincitore di Nobel e Pulitzer. Considerando il numero poderoso di pagine, ho deciso di dargli fiducia proprio in questi giorni, decisione non di cuore quindi, ma più che altro, di economia strategica. Alla fine non posso neanche dire che sia stata una lettura rilassante. Non l'ho acquistato io, e questo se da una parte poteva darmi un motivo per evitarlo, dall'altra mi faceva sentire in colpa perché ne ho parlato con tutti in lungo e in largo per vedere se qualcuno poteva prestarmelo finché il mio compagno, impietosito, me l'ha regalato con tanto amore. Ed eccomi qua, incastrata dalla mia curiosità e dalla gentilezza di chi ho intorno.
Il titolo è tremendamente invitante, "furore" ovvero brama ardente. Cosa può contenere un libro dal titolo così evocativo? Di sicuro sentimenti simili a quelli che proviamo noi in questo drammatico momento storico (almeno, io, so invece di persone tranquille e rilassate che passano il tempo a cucinare). Così, con buona disposizione d'animo mi sono apprestata a leggere questo tomo, che comunque è davvero scorrevole nello svolgersi delle vicende, mai pesante, semplice anche nella descrizione dei personaggi e nei dialoghi tra loro, immediati, mai una parola di troppo.
La vicenda si snoda in un viaggio verso l'ovest, nella terra promessa, la mitica, verde e feconda California, la frontiera dei film western ambientati cent'anni prima. In questo caso i nemici non sono gli indiani, ma i proprietari terrieri che iniziavano ad espandere le loro coltivazioni assorbendo i territori dei piccoli contadini che non riuscivano a risollevarsi economicamente da uno o due raccolti sfortunati. La legge del libero mercato e delle paghe al ribasso sfruttante il numero di poveri che venivano cacciati dalle campagne flagellate dai fenomeni atmosferici si snoda per tutto il libro accompagnando i nostri protagonisti nella loro moderna odissea.
In parte per questo suo ruolo di osservatore e promotore di denuncia sociale; Steinbeck venne additato come simpatizzante comunista  e quindi osteggiato sia in America che nell' Europa fascista dei tempi.
Le descrizioni dei paesaggi e della natura inframezzano le vicende crude restituendo bellezza alla realtà amara e faticosa della misera gente. Comunque la storia è pazzesca, vera, struggente, ci si immedesima nei pensieri e nei bisogni della famiglia Joad e di coloro che incontrano lungo la strada, la mitica route 66. 
Leggetelo, magari in vacanza.