giovedì 29 ottobre 2020

Il borghese pellegrino

Il giallo che Malvaldi ha confezionato è un originale pretesto per presentare una serie di personaggi ricchi di personalità. Il famoso Pellegrino Artusi dall'intelletto più fine del gusto, che si ritrova, come la famosa signora in giallo, al centro di vicende di sangue anche quando viaggia per diletto. L'ispettore Artistico, acuto, salace e diretto al punto giusto per arrivare al colpevole. I suoi interrogatori non lasciano ai sospettati alcuna possibilità di nascondergli le risposte che chiede. I camerieri, devoti e pieni di stereotipie, riempiono la vicenda del loro particolare punto di vista. I convitati portano al palazzo le loro abitudini e stili di vita e danno uno spaccato di tipi umani plausibilissimi. Tutti gli indiziati si muovono come se fossero a teatro, ne udiamo dialoghi e pensieri senza censura. Il lettore diventa spettatore di questo loro momento di vita. In più, a rendere stuzzicante la lettura ci pensano anche i divertenti modi di dire tipicamente toscani mischiati qua e là. 

sabato 10 ottobre 2020

Ispirato esperimento

Ma di preciso,
di sperato, 
disparato disperato
si vive?
O se ci si spara
e si aspira, 
e si spera, 
di prendere il punto preciso
poi si spira?
Inafferrabile spirito. 

giovedì 8 ottobre 2020

L'omino grigio

 Devo assolutamente raccontarvi l'incontro straordinario che ho avuto questa mattina con un personaggio particolare. Si tratta di un omino, piccolo e a prima vista insignificante, ma che in realtà, ha un compito e una ragione di vita davvero considerevoli e gratificanti per lui.

 Mi ci sono imbattuta per caso, come spesso succede per gli eventi che poi riconosciamo importanti solo dopo diverso tempo e diverse rimuginazioni. Era un tipo piuttosto ordinario, quasi grigio, silenzioso e noncurante di ciò che gli accadeva intorno, perfettamente concentrato sul compito che doveva portare a termine. 

L'omino era intento a cercare delle cose che spesso si rivelavano negli angoli più bui e nascosti di quel luogo. Non portava con sé alcun tipo di contenitore, ne faceva un mucchietto ben equilibrato e lo reggeva con grazia e leggerezza come fosse senza peso. Raccattava qualcosa vicino, qualcosa un pò più lontano e il suo mucchietto cresceva. A volte si imbatteva in una corrente d'aria che gli faceva perdere l'equilibrio.

Lui di equilibrio ne aveva parecchio rispetto alla quantità di roba che riusciva ad ammucchiare. La corrente, dicevo, gli spostava il carico e quindi il baricentro e lui ondeggiava vistosamente rischiando di cadere e di perdere ogni volta tutto il suo "tesoro".

C'è da dire che non si perdeva d'animo. Quando gli succedeva di perdere tutto, e gli succedeva spesso, per quanto ho avuto modo di osservare, lui ricominciava da capo a raccogliere ogni pezzo, senza brontolare, senza lamentarsi mai. Come se fosse nato per fare proprio quel lavoro e nessun altro al mondo e non gli sembrasse inutile ricominciare ogni volta. 

Avrei potuto maledire io, per lui, la corrente d'aria, ma mi sembrava poco nobile lamentare per procura di un fatto che l'omino pareva accogliere con rassegnata e dolce accettazione. Insomma, bene o male, piano piano il mucchio cresceva e si arricchiva di elementi nuovi; spesso simili, neri nerissimi corti e duri, bruni ricciuti attorcigliati in spirali concentriche, grigi soffici e volatili e altri, indecifrabili, di forma irregolare.

Provai a parlargli e a comunicare con lui, come si fa di solito nei piccoli paesi (ormai in città non usa più) con un sorriso e un cenno di saluto ma quello parve  non accorgersi nemmeno della mia presenza. Provai a salutarlo a voce alta ma neanche allora si voltò dalla mia parte, forse non mi aveva udito.

Era troppo intento nella sua interessantissima ricerca. Ogni volta che trovava qualcosa si chinava ad osservare e poi raccogliere il tesoro. Cercava sempre di incastrare il nuovo pezzo nel modo migliore perchè non cascasse e perchè si amalgamasse piacevolmente con gli altri pezzi e con l'intero carico. Aveva un talento istintivo per lo stivaggio armonico dei vari pezzi tra loro.

A veder da lontano quel mucchio sembrava una nuvola, non quelle nuvole carine soffici e bianche, ma quelle da cui ti aspetteresti un temporale da un istante all'altro. Ecco, potrei definire quell'omino come il genio della nuvola o il governatore delle tempeste.

Decisi comunque di non farmi spaventare da questa nuova impressione e di avvicinarmi ancora di più per osservarlo da vicino. Lo seguii nei suoi spostamenti continui, alla fine mi ritrovai distesa per terra, sulle assi di legno del pavimento, con la testa ficcata sotto al letto.

E lì, finalmente, compresi cosa faceva quell'omino provando e riprovando a raccogliere qua e là; peli, capelli e pulviscoli vari e briciole di ogni sorta. E compresi anche che il suo non era un raccogliere per accumulare o per custodire ma solo per spostare e nascondere quella quantità di materiale che chiamiamo polvere.

Lui la prendeva, la portava, la spostava da ogni parte seguendo la corrente proprio come fanno le nuvole in cielo o gli oggetti nel mare. Cercava di muoverla e portarla nei punti più nascosti, più tranquilli, in modo che noi non ci accorgessimo della sua presenza. Forse lui non sa che noi ne siamo i maggiori produttori e che tutta la nostra esistenza non è altro che una lunga, continua, incessante produzione e mutazione di cellule e tentativo di pulizia ed eliminazione delle stesse. Ora che l'ho incontrato cercherò di fare attenzione quando devo passare l'aspirapolvere e lo straccio, chissà quanti omini della polvere ho imprigionato e affogato nella mia carriera di donnina di casa. 

Ecco, signori, io ho avuto l'onore di incontrare l'omino della polvere.

mercoledì 7 ottobre 2020

Dialogo tra sordi

 Chi sei, che vuoi,

da dove arrivi

tu che mi trafiggi?

Ero tranquillo, con gli altri in apnea

silenzio intorno e il peso addosso

e sotto, dei miei pari.

Cos'è quest'attacco violento

questa punta urticante

che viola il mio bianco

mi invade, mi sporca

senza permesso

senza avvisare

né la presenza far presagire?

Sono una penna per tuo piacere

sono strumento di cura e parole

segno, non scavo la fibra che offri

foglio di carta, sei nato per me

o, io, per tua affermazione.

Porto un messaggio di forme e svolazzi

mettiti calmo e lasciati andare 

il mio mestiere è dare piacere

a chi mi adopera con attenzione

esplicitando pensieri interiori

e grazie a te, foglio, pare magia

apriamo la mente e l'anima umana

sono una penna, lasciami fare.