venerdì 30 dicembre 2022

Il suo nome è Nemo.

Nemo è arrivato in famiglia quasi per caso, nel 2014, e ha portato con sé una quantità di amore tale che non si riesce a capire dove lo contenesse, date le sue dimensioni ridottissime. Era un tipico pinscher; nero focato, cioè con le macchie marroni rossicce sotto al muso e sulle sopracciglia. Non dico che fosse piccolo, è che in autunno era difficile da trovare in mezzo alle foglie. Non era solo il mio cane naturalmente, anzi, ufficialmente era di mio figlio, che però era minorenne quando Nemo entrò nel nostro nucleo familiare, quindi aveva il mio cognome.


 
Non per continuare a insistere che fosse piccolo, era una zanzara tigre molto grossa, quella che l'ha fatto inciampare una volta in estate.
Nemo aveva un pupazzo per giocare; uno scoiattolo di peluche che amava maltrattare e rosicchiare in alcuni momenti di noia, quando infine lo distrusse completamente, mio marito andò a fare la spesa e lo trovò uguale uguale, ma Nemo ormai era invecchiato e non aveva più voglia di demolire i peluche. Infatti ora l'ho lavato e lo tengo in macchina per ricordo.
Ancora a proposito dell'amore che ci ha regalato il nostro piccolo pipistrello (gli assomigliava tantissimo), ci siamo resi conto di questo dopo due o tre mesi che era con noi, nel frattempo avevamo anche traslocato e Nemino sembrava che fosse con noi da tutta la vita. Mio figlio all'inizio aveva provato a resistere ad affezionarsi troppo, perché temeva di tradire il nostro cane precedente che era morto di malattia da poco tempo, ma Nemo entrò nel nostro cuore piano piano e non ne uscirà mai più.


La voce di Nemo

Era un cane da compagnia, nel senso che aveva sempre bisogno del contatto fisico e di coccole e complimenti anche a voce ai quali rispondeva con versi di compiacimento, starnuti, sbuffi e guaiti.
A proposito dei suoi versi, aveva una capacità di modulare il suono cercando di instillare in noi diversi gradi di senso di colpa, a seconda della richiesta che non riuscivamo a soddisfare subito.
Una volta ho scritto di lui: "il nostro cane cigola, brontola, mugola e si lamenta con tutti gli altri possibili verbi sdruccioli.
Il verbo più adatto a lui è "Piagnuggiola".
Il suo nome è Nemo.
Il suo verso è il nemolìo."
Per farsi notare quando aveva fame, respirava come Darth Vader.
Aveva un modo tutto suo di comunicare gioie e fastidi, di questi forse ne aveva di più rispetto alle prime, o comunque li esternava con più energia, nessuno poteva allontanarsi dal suo campo visivo senza salutarlo e senza provocargli un dolore immenso, che condivideva con pianti strazianti. Quando lo portavamo in spiaggia e qualcuno voleva fare il bagno, lui lo seguiva fino in riva stando ben attento a non bagnarsi le zampette e piangeva finché non ci vedeva uscire. Ogni saluto lo viveva come un vero e proprio abbandono.

 


A volte in estate lo lasciavamo a casa con mio babbo per andare in spiaggia senza fargli soffrire il caldo e il fastidio della sabbia (preferiva stare sui teli mare) e lui piangeva e uggiolava, poi si calmava e ricominciava a urlare quando sentiva di nuovo le nostre voci. Secondo i miei genitori era innamorato di me e considerava Ares suo fratello. Nemo era abbastanza indipendente e si copriva da solo con la sua copertina, soprattutto gli piaceva coprirsi la testa per dormire, ma da vecchio e anchilosato non riesciva più a farlo quindi ha imparato a chiederlo a noi. Quando di notte gli capitava di scoprirsi, piangeva per chiamarci, poi alla fine piangeva anche solo per avere una coccola. 


Nemo sportivo

Il giro col cane giù nel parco era un percorso nel non-tempo e non-luogo, ho scoperto incredibili forme di biodiversità nel parco sotto casa, l'abbiamo vissuto in tutte le stagioni, in tutti gli orari, con tutti i climi.
Quando Nemo era giovane veniva con me a camminare in campagna dietro casa, sempre tirando il guinzaglio con energia, e sempre abbaiando a tutti i cani maschi che incontravamo, come per affermare la propria personalità di cane alfa. Con le femmine era un po' più rilassato ma non sempre. Aveva un rapporto di sudditanza con i gatti del quartiere e dei parenti, prendeva botte da tutti, indistintamente.
Nemo era un campione di salto in alto; fu la prima cosa che colpì mio marito, quando lo conobbe. Noi stavamo seduti a tavola e lui saltava tanto in alto da riuscire a vedere cosa c'era dentro i piatti, per elemosinare con maggiore consapevolezza. Questo tipo di salti lo faceva anche per manifestare la sua gioia quando arrivava qualcuno in casa, insieme agli avvitamenti su se stesso, sempre nello stesso verso. Questi esercizi erano la sua specialità anche quando lo si chiamava per uscire o per tornare a casa, o quando qualcuno indossava le scarpe. Anzi, se secondo lui si indugiava troppo nel calzarle, ci richiamava all'ordine con uno sfrenato abbaiare. Potevamo uscire trenta volte al giorno e lui era sempre felice di farlo, come dimostrava di essere anche quando gli dicevo: - Torniamo a casa. Da vecchio, non riusciva più a fare le scale e lo prendevamo in braccio, a portarlo giù a volte mi guardava con aria perplessa, come se non ricordasse cosa fossimo scesi a fare. Lo sport che gli piaceva di meno era il nuoto; non voleva mai entrare in acqua con noi al mare, anche le onde più piccole gli davano da pensare, a volte lo portavamo sul materassino, ma quando vedeva la riva allontanarsi, si tuffava per raggiungerla velocemente. Anche nella piscina per cani ha dimostrato il suo sdegno. 


Nemo e mio marito

Mio marito ha fatto varie prove a casa per i suoi video su YouTube e ogni volta che iniziava a registrare, il cane gli abbaiava contrariato. Gli sembrava probabilmente una diavoleria troppo moderna, parlare da solo davanti al computer. Allora Moreno doveva prenderlo e rimetterlo nella cuccia (anzi, ciotola secondo lui). 
Il momento preferito della giornata di Nemo era quello dei pasti, senza distinzione tra pranzo, cena o colazione, e riusciva sempre a impietosire mio marito facendosi dare qualcosa da sgranocchiare, una volta Moreno ha condiviso il suo cavolo lessato con il cane. Dopo, il cane glielo ha restituito in forma gassosa.
Questa manifestazione d'amore gliela concedeva spesso, mettendosi a dormire sul suo scendiletto e rilasciando dolcemente tutti i suoi odori.
Una volta hanno addirittura litigato per il tappeto perché Nemo non si spostava e mio marito non riusciva a posare i piedi sul pavimento freddo. Finì con il cane offeso nella sua cuccia, e il tappeto coperto di libri per dissuaderlo dall'allungarcisi sopra mentre lui faceva la doccia.
Erano gelosi uno dell'altro; una volta mio marito mi chiese di cosa stessi discutendo con il cane. Agli inizi della nostra storia, se ci avvicinavamo troppo, Nemo cercava di mettersi in mezzo a noi e di prendere lui tutte le coccole e i bacini, e se eravamo in piedi, quindi fuori dalla sua portata, abbaiava come una belva. 


Nemo in montagna

Nemoskj ha girato l'Italia più di mio figlio; è venuto con noi persino sul monte Bianco. Ha lasciato le sue tracce ovunque, in giro ci sarà ancora qualche segugio che si chiede di chi sia quel puzzino tutto particolare che lo distingueva. A Gavinana si sentiva il boss del borgo, andava in giro da solo, a volte in piazza, al bar o al negozietto di alimentari dietro casa. Faceva un giro di pipì, prendeva le carezze di tutti e poi tornava a casa come se niente fosse. Diverse volte spariva e dopo un po' ci telefonava mia suocera avvisando che il canetto era arrivato da lei e stava mangiando formaggio e acciughe con il marito (dal cuore tenero come il figlio).
Si metteva al sole davanti a casa, in mezzo alla strada e non si spostava neanche quando arrivava qualche auto, che doveva suonare il clacson per avvisarci di spostare il nobile quadrupede.
Nelle belle giornate era sempre davanti a casa a fare la guardia ed era tutto un fermare i passanti con la sua aria all'apparenza tenera e coccolosa che nascondeva in realtà una grandissima curiosità da soddisfare così:
Chi siete?
Cosa volete?
Due carezzine!
Negli ultimi tempi faceva tenerezza a tutti quelli che passavano e osservavano il suo faticoso arrancare fino all'angolo della chiesa per fare la pipí. Tutti si fermavano a chiedere cosa avesse e quanti anni e cosa volesse comunicare con i suoi guariti, e tutti gli facevano le coccole. A volte tentava di seguire qualcuno che gli piaceva particolarmente, ma dopo due o tre passi in salita, rinunciava e si riaccomodava al sole.


Nemo buongustaio 

Un cane così piccolo poteva dare l'idea di mangiare poco, in realtà sembrava una betoniera. Mangiava di tutto, a qualsiasi ora, con chiunque, poteva essere il più corruttibile del mondo. Aveva il coraggio di mendicare qualsiasi cosa commestibile e non anche per strada, agli sconosciuti seduti al bar, oppure si accontentava delle briciole, come un aspirapolvere. Anche al parco bisognava stare attenti ai resti di cibo dei ragazzini e persino alle cacche di altri animali. Avrebbe voluto assaggiare tutto. A volte mangiava con ingordigia anche i suoi croccantini. A volte dovevo chiamarlo dieci volte prima che si alzasse, oppure bastava aprire un pacco di biscotti o di patatine. Certi rumori li associava al cibo con una precisione degna di un sonar. Mio marito gli allungava di tutto sotto al tavolo, all'inizio per conquistarlo e poi, al ristorante, per tenerlo buono. Quel piccolo cane ha mangiato sotto ai tavoli dei ristoranti di mezza Italia e ha apprezzato tutte le cucine regionali. 

Nemo e gli odori 

Non c'erano cattivi odori per Nemo, qualsiasi essere vivente o no aveva qualcosa di interessante per il suo olfatto. Seguiva le tracce odorose con anima da segugio e cuore da investigatore, voleva sapere tutto di tutti, in certi mucchietti di erba del parco ci fermavamo a lungo finché non si riteneva soddisfatto dell'analisi e poi ricopriva il tutto con un suo schizzo personale. Personalmente non amava tanto fare il bagnetto, quando aprivo l'acqua del bagno e poi lo chiamavo dolcemente, cercava di appiattirsi il più possibile nella sua cuccia o sotto il letto di qualcuno. Lo lavavo con il sapone neutro e l'aceto di mele per togliergli la puzza di cane bagnato. Così, a detta di mio marito, per qualche giorno puzzava di aceto poi riprendeva il suo odore personale, abbastanza forte sempre in riferimento alle dimensioni. Però almeno ridiventava morbidino per un po' e io adoravo annusare la sua testolina. 

Una volta ho detto alle mie piante che erano belle come il mio cane. Ora lui riposa in giardino sotto a un bellissimo agrifoglio, e nel nostro cuore, per sempre. 


sabato 3 dicembre 2022

Viaggio nel grigio

 Guido veloce sull'autostrada grigia 

guido nel grigio, del cielo e del resto 

il panorama è sfumato, dissolto

lontano da occhi e da immaginazione.

La luce dei fanali colora il percorso 

le gocce sul vetro rimbalzano riflessi 

la vista non è il senso più attivo.

Il motore gira sugli alti regimi

le ruote calpestano forte il bagnato 

il tergicristallo oscilla incantato.

L'acqua bussa sui vetri e sul tetto 

sentirne il rumore, non serve altro

è una pioggia caparbia a riempire il viaggio.





martedì 6 settembre 2022

60

I tuoi meravigliosi sessant’anni
 portati con fanciullesca energia
 rivelano molte storie e pochi danni
 vivaci esuberanze e nostalgia.
 L’amore che dovunque ti ritrovi attorno
 ti riempie la casella email e la giornata
 e ti fa sentire caldo come il forno
 e ogni avversità dimenticata.
 La carta, primo amore e compagnia
 ti parla, silenziosa, a suo diletto
 non puoi lasciarla andare via
 la devi accumulare fino al tetto.
 Inventi viaggi e trame, e di contorno
 personaggi dalla vita abbozzata
 e quando ti risvegli il nuovo giorno
 non sai come finirà e com’è iniziata.
 Non smetterai mai d’inventare
 perché sei una pentola d’idee
 borbottante e uso a brontolare
 capace di incantare le assemblee.
 Allora ancora 100 di questi anni
 o quanti vuoi, ma pieni di risate
 coccole e sdraiuccie per gli affanni
 e storie per riempire le giornate.

domenica 3 luglio 2022

Con l'arte e con l'inganno


Questo libro fa parte della collana nero Rizzoli, e già per questo ha superato molte mie resistenze. Non leggo quasi mai noir o gialli e non amo i polizieschi neanche al cinema. Però mi ha intrigato il fatto che a risolvere il caso non fosse un commissario o un investigatore più o meno famoso e tormentato, ma una studiosa e donna, che ci è capitata dentro suo malgrado. Nonostante l'inizio mi sembrasse un pò forzato, sia per la caratterizzazione dei personaggi che per i dialoghi, ho proseguito la lettura con l'idea poi di passarlo a mia sorella, che al contrario di me è appassionata di gialli. La vicenda è intricata quanto basta, e a renderla più interessante ci sono le spiegazioni tecniche della storica dell'arte coinvolta, che trova dei significati lontani nel tempo per ogni elemento del quadro coinvolto, e che si rivela decisivo per la risoluzione di un piano criminale che perdura da anni. La parte che mi ha stupita di più; da profana, è stata l'analisi della scelta di ogni singolo colore dei vari particolari del dipinto, che nei secoli passati, aveva un significato religioso, storico e geografico. I personaggi alla fine sono credibili e realistici nelle loro specificità e nelle numerose cattive abitudini. E le descrizioni delle loro espressioni negli scambi dialogici sono così chiare che sembra di essere nella stanza con loro, a sentirli battibeccare. Alla fine, ho terminato il libro in un giorno, complice la spiaggia, e nonostante le ritrosie iniziali, con grande sollazzo di mio marito che adora vedermi uscire dai miei preconcetti.

mercoledì 4 maggio 2022

Le lettere di Esther


Che bella sorpresa questo libro epistolare in cui i diversi personaggi, sconosciuti tra loro, raccontano in prima persona le loro vite normali, scambiandosi pensieri e sensazioni che si farebbe fatica a spiegare agli amici. Sarà forse il mezzo, la parola scritta, a mano, che aiuta a districare le proprie emozioni, sarà forse l'aiuto di Esther, la libraia, che li guida e li consiglia e partecipa ella stessa al suo laboratorio di scrittura. A metà libro le confessioni si fanno più intime e dolorose e la lettura diventa faticosa, per me che almeno nelle storie irreali vorrei il lieto fine. Lo abbandono per una settimana, questo periodo non ha bisogno di aggiungere tristezza alla quotidianità. Ma poi lo riprendo per principio e mi lascio catturare dallo scorrere degli eventi e delle soluzioni che i protagonisti sperimentano per andare avanti. Le vicende iniziano a trovare delle opportunità che prima sembravano impossibili e i personaggi riescono a scegliere il percorso migliore per vivere vite piene e soddisfacenti. C'è un che di poetico che le risolve, o comunque le permea del desiderio di autorealizzazione e spirito di ammirazione.

Bello, commovente e ispirato.

Lasciamoci sorprendere dai libri.



lunedì 21 marzo 2022

L'anno di mamma

Marzo, questo è il tuo mese, mamma, il mese in cui hai raggiunto babbo, il mese in cui ci hai lasciati, non più figli.
Marzo era il tuo mese anche prima, perché era il mese in cui hai avuto la tua prima bambina dopo tre maschi, e tu eri così felice che la riempivi di fiocchi e vestitini a fiori e scarpe di vernice, e calzette traforate che le stringevano il polpaccio. 
Anche gennaio era il tuo mese, perché ti sei sposata e hai avuto il tuo primo figlio, primo di una lunga serie, tu che eri già mamma anche prima di diventarlo.
E febbraio era il tuo mese perché sono nata io; la numero sei, e avevi già finito la lista dei tuoi nomi preferiti e hai ascoltato il consiglio dell'ostetrica e per mia fortuna era San Valentino.
E aprile era il tuo mese di nascita e del terzo tuo figlio, che ti faceva disperare e inorgoglire, e poi nel tuo stesso giorno hai fatto nascere il più piccolo di noi, il più rimpinzato di panini con la Nutella, che prima non era così conosciuta.
E maggio era il tuo mese perché è il mese delle mamme e tu adoravi festeggiare Maria andando a piedi alla chiesa del Rimedio, prima con le tue sorelle, poi con babbo e dopo anche con noi. 
E giugno era il tuo mese perché finiva la scuola e tu potevi prendere la corriera e andare al mare con le tue amiche e nonna dietro, e poi hai avuto la tua bambina simpatica, quella che tutti volevano invitare a pranzo. 
E luglio era il tuo mese perché babbo costruiva il casotto e montava la tenda al mare e noi ci trasferivamo lì a vivere per due mesi, e babbo festeggiava il compleanno con tutti gli zii e i cugini che venivano a mangiare la carne arrostita e le verdure dell'orto. 
E agosto era il tuo mese perché ti piaceva stare a guardare il tramonto e non andavi a preparare la cena "finché quella palla nel cielo non andava a tuffarsi nel mare", e la cena spesso la pescava tuo marito con la canna o i tuoi figli a mani nude o con il fucile. 
E settembre era il tuo mese perché ti piaceva ricominciare ad aiutare babbo in negozio e chiacchierare con tutti i clienti che ti scambiavano per una sua figlia anziché per sua moglie.
E ottobre era il tuo mese perché andavi dalla sarta a farti e farci preparare i vestiti nuovi per l'inverno; le gonne eleganti, le camicette perfette, e i vestitini da passarci l'un l'altra per noi.
E novembre era il tuo mese perché adoravi quando babbo ci portava in campagna a cercare i funghi, e tu poi sapevi cucinarli in mille modi diversi, e ti piaceva accendere il fuoco per abbrustolire le castagne o il pane da insaporire con il lardo.
E dicembre era il tuo mese perché hai avuto due figli con gli occhi azzurri, e perché per ognuno di noi, nonostante i pochi soldi, riuscivi a preparare un regalino, che noi scoprivamo comunque prima di Natale perché li mettevi sempre sopra il tuo armadio.
Ogni mese mamma era il tuo mese, perché riuscivi sempre a trovare qualcosa di meraviglioso e divertente da fare in compagnia della nostra innumerevole famiglia.