sabato 22 dicembre 2018

La neve fa quello che vuole

La neve che cade 
scende e non chiede 
il nostro parere.

La neve che arriva 
rallenta e non sente 
le nostre ragioni.

La neve che scende
protegge e nasconde 
senza fare domande.

La neve che copre
racchiude e non vede
le forme più dure.

La neve che danza
leggera confonde
mischiando le ombre.

La neve che fiocca 
colora e non crede
alla notte più scura.

La neve che ghiaccia
pretende e non prega
l'andare più piano.

La neve che vedi
si scioglie domani
ma tu la trattieni
negli occhi sognanti
nei libri illustrati
nel prenderti cura.

mercoledì 28 novembre 2018

L'educazione

Quest'anno a scuola, la parola chiave è "educazione", cos'è per noi, cosa significa, come ci rapportiamo ad essa. E come spesso succede, quando si parla di qualcosa, la si ritrova ovunque; io mi sono trovata in mano questo libro di Tara Westover. Una storia reale, di crescita e rinascita, coinvolgente ed agghiacciante nella sua crudezza. Una ragazzina nata in una famiglia numerosa di mormoni che si attengono fedelmente ai dettami della loro dottrina. Anche troppo fedelmente se questo li porta alla sottomissione femminile, alla mancanza di igiene e di cure mediche, al rifiuto del sistema scolastico e all'accumulo di beni di consumo in modo compulsivo in attesa di una presunta, imminente, fine del mondo.

"Cosa deve fare una persona, si chiede la protagonista, quando i suoi doveri verso la famiglia, si scontrano con altri doveri, verso gli amici, la società, verso se stessi?"

Le opzioni sembrano essere due sole; abbandonare la famiglia o abbandonare il mondo reale.
Tara, questo il nome della nostra eroina (in nomen omen) cerca di affrancarsi dalla sua soffocante quotidianità e dal manifestarsi di sempre più numerosi episodi di violenza da parte di un fratello, al sopraggiungere della sua pubertà.
I genitori sembrano non accorgersi di niente, troppo indaffarati ad ascoltare le parole di Dio per poter ascoltare quelle dei loro figli, soprattutto di una femmina.




Tara si sente sbagliata perché donna, perché ha voglia di studiare e di allontanarsi, alla violenza fisica è subentrata quella psicologica, la vittima viene portata a credere di essere la parte cattiva della storia, la rovina della finta serenità famigliare.





sabato 3 novembre 2018

Se muore il muratore

Se muore il muratore
sarà certo un incidente
non si può proprio incolpare
chicchessia, o qual committente.
Sarà stato un pò sbadato
a scontentare il suo cliente.
Ma chi avrebbe mai pensato
che ragioni non ne sente
chi da lui è stato gabbato
e delle ingiurie non si pente!
Il muratore ha lavorato
questo non si può negare,
ha però dimenticato
cosa gli han chiesto di fare.
Non è colpa di nessuno
se è caduto dalle scale
il suo grido ha udito alcuno
quando è rovinato male.
E se prende la corrente
perchè accorto non è stato
non è colpa del cliente
che i contatti ha riattivato
un bel dí, senza sapere
ch' era proprio in quel momento
che quel bravo muratore
avea riposto già il cemento
e provava ad attaccare
luci e pur riscaldamento.
Era un bravo muratore
e peccato che sia morto
lui sapeva far cadere
anche il muro meno storto.
Lui sapeva complicare
ogni impianto in casa altrui
senza troppo faticare
e lasciando angoli bui
pieni zeppi di rotture
di mattoni, ferro e legno
e detriti da smaltire
ma con calma, senza impegno. 
E lasciar sul pavimento
come artistico disegno
le sue impronte; di cemento!
Va il mio addio a quel muratore
che rovinò belle dimore.

giovedì 1 novembre 2018

Guido partì.

Guido è partito davvero.
Come spesso mi succede con le cose che mi fanno paura, non ci credo finché non accade.
Quando tornerà, se tornerà, gli dirò che è stato molto coraggioso e che ha fatto bene a scegliere di andare, per non doversene pentire per tutta la vita, e soprattutto per trovare la sua "ragione". Ognuno di noi ha bisogno di trovarne una, per essere vivi; quelli che la trovano, si riconoscono subito dalla passione e dalla gioia che mettono anche nella quotidianità spicciola.
Chi non  la cerca, per pigrizia o per paura o perché si adagia in un cammino pensato da altri, si spegne piano piano, fino a diventare un grumo di rimpianti e cattiveria che poi magari riversa su chi ha vicino. Che pena.
Ha fatto bene a partire ma mi manca. Mi manca non potergli raccontare quelle quisquilie di vita e di lavoro su cui ricamavamo ipotesi strampalate trasformandole in storie fantastiche e divertentissime. Mi mancano le nostre conversazioni surreali. Mi manca il non poterlo usare come amante di cui non posso fare a meno con gli uomini troppo opprimenti. E le cenette all'osteria con sua moglie e gli altri amici della banda non sono più le stesse senza di lui.
Ma poi come farà sua moglie adesso?
Insomma, Guido è partito lontano per questo nuovo lavoro e prima che si sistemi e che riesca a prendere qualche giorno di ferie passerà un bel po' di tempo. Sembra che il paese del vicino abbia sempre l'erba più verde; ovvero, verde come i dollari dello stipendio che qua non bastano mai.

(punto di vista della mancanza)
Quanto mi manca!
Queste ultime cene all'osteria senza di lui sono state una noia, nessuno che osasse prendere il microfono per improvvisare una canzone, nessuno che facesse battute divertenti, e chi ci provava, non trovava interlocutori in vena di risate.
E poi sua moglie, povera donna!
 Non faceva che piangere, o bere, o rovesciare i bicchieri con il suo fare teatrale, e siamo tornati a casa tutti bagnati!
Ma ora basta! Venerdì, anziché andare al solito posto con gli altri, andrò a casa Sua a suonare la Sua chitarra, così non si scorda, cioè, non perde l'accordatura e non si scorda di lui, che la suonava così bene.
E, al suo ritorno, la troverà pronta a deliziarlo come al solito!

domenica 23 settembre 2018

Ritrovo di stormo

Perché il tramonto è l'ora dei gabbiani?
Perché insieme alle onde e alle campane,
che scoccan sette volte,
c'è tutto questo andar di voli e strida
e non si placa,
se non quando s'adagiano
sull'acqua eleganti, attenti
a segnali e movimenti.
Le barche sono in rada,
i bagnanti ormai rientrati,
niente più bambini che si tuffano,
rumorosi,
nè trilli artificiali
nè gelati da scartare.
E' l'ora del tramonto
restiamo ad osservare
lo stormo dei gabbiani
i veri, guardiani, del mare.

mercoledì 5 settembre 2018

A Gavinana

Mia cara Gavinana
che sei così piccina
tu hai una campana
che suona (birichina!)
col sole e con la luna
pare abbia la mattana.

Lei si sente alla fontana
batte ogn'ora, quotidiana,
non temer, non t'abbandona
né nell'orto, né in cantina.
Fino nel bosco lei ti stana,
rifuggire è cosa vana.

Pur rintocca la trentina,
al dover ognun richiama
suona pur per la persona
che fuggì da Gavinana
anni orsono e ben lontana,
e mai più udì la tua campana.

Tiene svegli gli abitanti
e perfino i villeggianti
per cui resta cosa vana
riposare a mente sana
senza sobbalzar di stucco
a sentire ogni rintocco.

E' un piacer per la vecchina
sentir, dolce, la campana,
che raduna alla chiesina
ogni anima lontana
ed allegra, sì, scampana,
per la messa mattutina.

Poco su dall'Apiciana
giace alfine chi la vena
più non usa e steso in piano,
si riposa, e che sia pena,
o sia fortuna,
scampa almeno alla campana!

giovedì 5 luglio 2018

Figlia del mare

Dove sei, figlia del mare?
Distratta da riservati mirtilli,                                                                                                              rabbuiata dagli alti fusti che cercano il sole,                                                                                          protesa verso altezze                                                                                                                                  che non conosci.

Dove sei se fin dentro al bosco
ripensi all'apnea sotto alle onde, rombanti e schiumose?

Dove sei se alla resina dolce paragoni il lentischio,
che profuma di casa?

Dove sei se tra i rami intricati senti il sale che secca la pelle,
e la bocca,
ma ti rende più bella?
Dove sei, figlia del mare?
Torna nel blu,
il verde non ti sa bastare.

venerdì 18 maggio 2018

Basta saperlo

Quando siete felici
non importa che lo diciate
o che lo dissimuliate
o che, per scaramanzia,
lo neghiate.
E' sufficiente che lo sappiate.

martedì 8 maggio 2018

Restate, parole.

Dove siete, parole?
A cantare l'amore
a descrivere aiuole
a inventare rumore?

Dove siete, poesie?
A inventare magie
ad abbellire bugie
 aizzar malinconie?

Dove siete, racconti?
A girar boschi e monti
a cacciare bisonti
a nasconder le fonti?

Dove siete, proverbi?
A educare gli imberbi
a far sembrare più furbi
a sollevare diverbi?

Dove siete, canzoni?
A cullare garzoni
addolcir sensazioni
a crear relazioni?

Dove siete, dunque?
Restate, comunque,
se suscitate a chiunque
un'emozione qualunque.

lunedì 9 aprile 2018

Trilogia della Maddalena

Il fatto che sia una trilogia può spaventare in ogni caso; se l'argomento prende e la storia vi cattura, siete tenuti a leggere tutti i tre volumi, e l'appassionarsi a vicende così lunghe (oltre 400 pagine cadauno) porta a dipendenza e sofferenza da distacco. Se invece l'argomento non fa presa o la storia non convince fino in fondo ma siete di quei lettori che non abbandonano i libri a metà per principio, la sofferenza sarà ancora più prolungata.
A me è piaciuto ogni volume dalla prima all'ultima riga altrimenti non sarei qui a farne una recensione solo per il puro piacere di rimuginarci su e sedimentare l'emozionante esperienza.
L'argomento è affascinante; a partire dai vangeli apocrifi, gnostici e dai recenti ritrovamenti anche nella zona del mar Morto, si risale a una sorta di "predicazione originale" di Gesù e dei suoi primi apostoli e della sua apostola preferita e mai riconosciuta dalla chiesa "ufficiale": Maria Maddalena.
Questa predicazione elementare e semplice nella sua dirompente immediatezza, perché alla portata di tutti, si basa sull'amore per se stessi e per il prossimo e viene denominata "via dell'amore"
Secondo questa dottrina è l'amore che trasforma un normale pianeta tra tanti altri in un vero e proprio "paradiso terrestre" (come in cielo così in terra). L'amore puro tra uomo e donna porta al legame perfetto tra due anime che si fondono in un'unione sacra (hieros gamos) che rispecchia l'essere divino che non sarebbe quindi solo di genere maschile. Si delinea infatti un Dio formato da un elemento maschile e da uno femminile che rivestono la stessa importanza (yin e yang?) a dispetto di quanto emerge dalle lettere di San Paolo e dalla scrematura dei vangeli raccolti nel nuovo testamento che tolgono alla donna qualsiasi rilevanza di ruolo nella società e nei secoli.
Come ci spiega la protagonista; Maureen- La storia non è ciò che è accaduto, la storia è ciò che è stato scritto-.
Le fonti dell'autrice, a parte gli scritti già citati, sono le tradizioni orali, giunte fino a noi da popolazioni con un forte attaccamento alla propria terra e ai propri primitivi retaggi culturali (sud della Francia, Irlanda).  Da forte lettrice, sarda, posso confermare quanto possano restare impresse le vicende raccontate più e più volte, a partire dall'infanzia e quanto l'amore per chi e come le racconta le faccia diventare reali quanto un libro stampato.

 Il primo libro racconta la vita di Maria Maddalena accanto al suo amato Gesù, l'amore e la sofferenza di due esseri umani che hanno creduto in se stessi come persone e come coppia affrontando ogni avversità con la certezza della fede e dell'amore di Dio. Due profeti, due precursori, portatori di un messaggio nuovo e grande; il perdono incondizionato. Dopo la morte di Gesù, Maria ha portato avanti da sola (e poi con i figli) questo messaggio d'amore che ha messo poi per iscritto dettandolo all'apostolo ed evangelista Filippo. Fuggendo da Gerusalemme e terminando poi la sua predicazione e la sua vita nella regione della Linguadoca, è riuscita a dare vita a una fortissima tradizione di culto continuato poi nei secoli successivi, tramandandolo di volta in volta tramite figure femminili di grande carisma (le elette). Intorno all'anno mille i catari avevano formato una corporazione di protezione della scrittura originale proteggendola dagli emissari ecclesiastici che temevano il rovesciamento dell'ordine costituito. Nonostante le rivelazioni travolgenti per quanto riguarda la religione come ci è stata insegnata, questo volume non istiga alla perdita della fede ma ad una sua lettura più adulta e consapevole per chi ne resti incuriosito.


Nel secondo libro si racconta la vita straordinaria dell'eletta Matilde di Canossa, il suo carattere inquieto e la sua volontà forte che le hanno permesso di diventare una delle donne guerriere più potenti del suo tempo. Potente lo è stata anche nel potere religioso; infatti portò avanti la religione dei cristiani "puri" con l'aiuto del suo amato papa Gregorio VII. Costruì basiliche connotate da una simbologia atta a celebrare Maria Maddalena nascosti a sguardi superficiali in modo che venisse "confusa" con la grande Maria; madre di Gesù.

C'è anche un grande richiamo al Cantico dei cantici; presente nella Bibbia ma tristemente assente da catechismo e percorsi religiosi che ignorano del tutto il suo messaggio d'amore.


Il terzo libro della saga parla del cammino della "via dell'amore" ai tempi della grandezza della famiglia Medici (da Cosimo a Lorenzo) a Firenze, che si fece promotrice dello sviluppo delle arti nel loro territorio.
Questa spinta alla creazione di bellezza durevole e capace di infondere emozione in chi l'osservasse, dipendeva anche dagli insegnamenti delle "eretiche" parole di Gesù; il paradiso è sulla terra. L'uomo merita di trovare la bellezza e vivere l'amore sulla terra, amando e rispettando se stesso e gli altri.
Grazie anche ai Medici, il capoluogo toscano è ancora in grado di offrire opere meravigliose davanti alle quali sentirsi piccoli, perchè la loro perfezione è irraggiungibile, ma grandi nell'amore di Dio e della bellezza del mondo.

giovedì 8 marzo 2018

Auguri a me

Ho comprato una torta per il mio compleanno, una tortina monoporzione, di quelle da far colazione.
Mio figlio non la vuole neanche assaggiare perché è la mia torta, per la mia festa, e mi canta "tanti auguri" come quando era piccolo. Ci metto su una candelina azzurra, solo quelle abbiamo in casa, chissà perché. Si spazientisce perché non mi viene in mente subito un desiderio e ci vogliono più di 30 secondi per fare la foto di rito.  Ride quando gli taglio una fetta minuscola di torta minuscola e si stupisce di quanto sia buona. Dice che poi ne porterà una fetta alla vicina come facciamo di solito quando la torta la cucino io e che quella che avanza la mangeremo l'indomani a colazione. Dopo "l'abbuffata" mi mostra dei video di flashmob musicali con strumenti da orchestra girati in tutto il mondo e si stupisce che io, sua antichissima madre, conosca già l'esistenza dei flashmob.
Auguri a me.

Di vento m'invento


 Si, vento, soffia!

Asciuga quei panni

disperdi i pensieri

nascondimi tra i capelli.

Così, vento, soffia!

Riprenditi il cielo

scacciando il grigiore

fai spazio al mio Lui: il sole.

Più forte, vento, soffia!

Porta aria pulita

e pelle irta gelata

occhi colmi di gioia bagnata.

Vento pretesto di umore molesto

che muta, lesto.

Incanto di vento, divento tormento

e nuova, m’invento.

domenica 18 febbraio 2018

Sono sempre qui.

Si, che ti facevi sentire
giorno e notte
e non si poteva dormire
per rilassarti eran lotte.
Sono qui, figlio, ti accolgo.
Niente pappa volevi sorbire
se non il mio latte
lunghe storie volevi sentire,
filastrocche, canzoni stonate.
Sono qui, figlio, ti nutro.
Tardi imparasti a gattonare
amavi star su, ritto
volevi farti accompagnare
tenendoti con un dito.
Sono qui, figlio, ti curo.
Conoscer gli amici di scuola
che bella scoperta!
E non per una volta sola
la nostra casa era aperta.
Sono qui, figlio, ti guardo.
Divenne uno strazio, studiare,
per te e per noi anche
la mente persa a fantasticare
la penna tra le dita, stanche.
Sono qui, figlio, ti aspetto.
L'amore che arriva improvviso
e i primi pensieri d'adulto
violenti come schiaffi sul viso
teneri come un virgulto.
Sono qui, figlio, ti ascolto.
Non importa quanti anni tu abbia
mamma c'è sempre per te
piena d'anni, d'amore o di rabbia
pronta a darti il meglio di sé.

martedì 13 febbraio 2018

#giochiamoalteatro

Mia nonna, sapete, quand'era piccola, aveva pochi giocattoli e ne aveva uno che era il suo  preferito; una pallina di gomma colorata che rimbalzava molto bene. Mia nonna ci giocava ogni minuto, ci giocava dappertutto, in cucina, in sala da pranzo, in camera da letto e perfino in bagno. Aveva sempre quella pallina in mano, ci giocava anche fuori, nel campo e aveva imparato a palleggiare con ogni parte del corpo: con i piedi, le ginocchia, le spalle, la testa, i gomiti e perfino i polsi. Sapeva palleggiare meglio di tutti i suoi amici! Un giorno, giocando nel campo, perse la pallina, che andò sotto ad un carretto, perché, sapete, quando mia nonna era piccola, mille anni fa, non esistevano le macchine, allora lei andò a prendere la scopa della befana, che abitava lì vicino, e riuscì a tirarla fuori. Ma poi la pallina andò a finire in un buco lì vicino, era un buco grande, buio, profondissimo, scurissimo, non si vedeva niente, neanche la sua pallina colorata. La nonna si inchinò per guardare dentro ma non la vedeva, urlò dentro il buco, ma nessuno rispondeva, provò ad infilarci la mano e la gamba, ma la pallina non saltò fuori. Allora la nonna ebbe l'idea di riempire il buco e andò a prendere un recipiente, quello che si usava per dare da bere ai maiali, era pesantissimo, tutto pieno d'acqua, ma la nonna riuscì a portarlo vicino al buco e ci buttò dentro tutta l'acqua, ma la pallina non venne fuori. Allora la nonna tornò vicino al recinto dei maiali e raccolse tanti fiori, quelli gialli, un po' spinosi, che crescevano là vicino, i fiori del tarassaco, li fece in mille pezzi e li buttò nel buco, ma neanche così la pallina, saltò fuori. Nonna era disperata e allora suo padre, il mio bisnonno, che si chiamava Giacomo, le regalò un violino. Era un violino nuovo, bellissimo, lucido, e la nonna imparò ad usarlo e lo suonava ogni pomeriggio dopo la scuola e diventò molto brava. Intanto era cresciuta, era diventata grande, faceva una vita normale, andava al fiume a lavare i panni con le sue amiche e intanto che era là chiacchierava e beveva anche l'acqua del fiume. Ma quella pallina non la dimenticò mai e non si divertì mai più come in quelle giornate in cui giocava sempre con la sua pallina preferita.

mercoledì 7 febbraio 2018

Il primo giorno

E' stato amore.
Amore intenso, istantaneo.
Il primo sguardo; ansioso di conoscerti.
La pelle tesa a toccare la tua
a trovare un contatto,
ad avvolgerti tutto.
E il respiro pronto a sentire il tuo odore;
per impararlo a memoria,
 per riconoscerti al buio, 
per ritrovarti dovunque.
E' stato difficile il nostro primo incontro.
Faticoso.
Il tuo sguardo sfuggente
i tuoi bisogni più forti.
E' stato l'inizio di una storia d'amore
di quelle che sai che dureranno per sempre,
tormentate e idilliache.
Di quelle che sai già che qualunque cosa accada,
sarà lui il tuo primo pensiero.
Teso alla protezione, sempre, comunque, a ogni costo.
E' stato amore subito,
quando sei nato, figlio mio.