mercoledì 27 novembre 2019
La pace
La vera primavera
La mia conchiglia
martedì 19 novembre 2019
Gente di Gavinana
martedì 15 ottobre 2019
A un sospiro
quell'immagine di me
aggrappata a te,
legata ai tuoi respiri
e ai tuoi baci caldi.
di non starti a portata di fiato.
dalla tua bocca che si piega
in quella smorfia inconsapevole,
alterata dal desiderio,
come a poter rafforzare
il calore dello sguardo.
Le tue mani si fanno coppa
per la mia carne che vi si adagia
e le mie si fanno morsa
per non lasciare
I miei capelli cercano carezze,
come avessero papille,
risvegliate dalla tua pelle,
Noi due abbiamo una storia a tre;
io, te e l'Amore.
Una
martedì 8 ottobre 2019
Il professore- pastore
E' un paese di mare, quindi punto di approdo per tantissime persone ogni anno, eppure chi arriva non si sente uno dei tanti, uno da sopportare per un certo tempo, uno che vale l'altro. L' accoglienza è calorosa sia in albergo che nei negozi, ristoranti e locali vari. E in questo paese, lavora un professore cresciuto a fumetti, che fa anche il consigliere comunale, e che in virtù della sua passione e delle sue competenze professionali, è riuscito a convincere il sindaco, la giunta, e alcune attività commerciali del posto a organizzare un grande evento arrivato alla terza edizione. Per prima cosa, una sala della biblioteca comunale è stata intitolata al maestro ligure scomparso da qualche anno, Gallieno Ferri, inoltre, ha istituito un premio per quegli artisti che si distinguono per la continua ricerca e dedizione ad arricchire l'arte del fumetto popolare ed è riuscito a coinvolgere tantissimi disegnatori, sceneggiatori, lettori e collezionisti che ruotano intorno al personaggio di Zagor. Senza dimenticare il coinvolgimento dei ragazzi delle scuole dei paesi limitrofi, chiamati a partecipare ai laboratori tecnici sull'arte della narrazione a strisce.
venerdì 2 agosto 2019
Mirto e Mora
devo dirti una cosa.
Non ora, dai, Mirto
dillo alla Rosa.
Non posso, mia cara
è solo per te
che mi sciolgo d'amore
e di vento levante,
mi faccio da parte,
ti aspetto al tramonto.
Stasera se vuoi
mi profumo per te
mi tolgo le spine
calda di polpa e
dolce e succosa.
Stasera sei mia
Mora intrigante
sarà una tortura
aspettare il tuo tempo
m'inebrio di alcool e
mi vesto elegante.
Al tramonto mi arrendo
mio Mirto focoso
non posso lasciarti
macerare più a lungo
saluto il Cespuglio
non essere geloso.
Mora mia, del mio cuore
voglio farti mia sposa
e mia amante fremente
per tutta l'estate
ai tuoi Rovi dì addio
questa notte sei mia.
Avvolgimi, Mirto,
inondami tutta
di zucchero bagnami
e mordi i miei semi
della tua voglia
così son curiosa,
sol'io, d'ora in poi,
sarò la tua frutta.
mercoledì 31 luglio 2019
Faidì s'aliga tua
Che cattivo gusto quegli orrendi cestini per gettare l’immondizia sparsi per tutta la città. Meno male che a Oristano non ci sono, io proprio non li posso soffrire. Ho viaggiato per l’Italia in lungo e in largo, e anche in diverse città europee, e ovunque ho notato quegli antiestetici e volgari cestini che ci ricordano un’attività così poco nobile come la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti. Invece la città di Oristano, antico capoluogo di quella meravigliosa isola che si trova, casualmente, al centro del mediterraneo, è davvero all’avanguardia in questo senso. Pochissimi cestini e tutti ben nascosti, in modo che gli abitanti e i numerosi turisti, non li vedano e quindi non si deturpi la nobile immagine della piccola città. E per fortuna, quei pochi che ci sono, versano in condizioni disastrose e stanno insieme solo per buona volontà, così, i solerti operatori ecologici, che li svuotano con sollecitudine, avranno pietà di loro e li porteranno, prima o poi, all’ecocentro di smaltimento. Chissà cosa ne penserebbe, la coraggiosa e moderna Eleonora d’Arborea, di quella pessima abitudine di disseminare, in ogni via, quegli orrendi contenitori. Inutile che gli architetti più famosi e creativi del mondo, si ostinino a progettarne sempre di nuovi per forma e materiale. E’ la sostanza che conta, come si suole dire, e certa sostanza non piace a nessuno. Meglio dimenticarsene, far finta di niente, nascondere la polvere sotto il tappeto, nonostante ci troviamo nella letteraria “isola del vento”, battuta giornalmente da maestrale o da scirocco. I turisti si arrangino, gli abitanti sono già abituati a gettare tutto per terra, che si tratti di chewing gum, cicche di sigarette, cartaccia varia. Le persone civili si portino a casa o in albergo, i loro residui, persino i sacchetti di plastica contenenti le deiezioni canine, o che le lascino pure sui marciapiedi, come fanno in tanti, che ognuno lavi i panni sporchi a casa propria! Che importa se tutti pagano le tasse sui rifiuti, non ci si può certo aspettare che altri, il comune o la regione o chi per loro, si occupino della nostra spazzatura personale. Pazienza se uno è di passaggio, se sta in campeggio o in chissà quale struttura ricettiva, l’immondizia, qui, è una faccenda privata e personale e se ne deve occupare in maniera discreta.
mercoledì 3 luglio 2019
Voulez vous rendez vous?
Organizzata da persone che sanno coinvolgere altre, innumerevoli, persone, diverse per età, mestiere, idee, passioni, se non forse quella per la natura. Il pretesto è ritrovarsi tra appassionati di un particolare personaggio dei fumetti, tale Zagor, di cui forse tutti nella vita, prima o poi, si sono ritrovati una copia in casa, vuoi che lo leggesse il padre, vuoi un fratello o amici di famiglia, o noi stessi, in un'infanzia lontana, in cui i fumetti erano davvero uno dei pochi passatempi a disposizione di tutti. Zagor è un eroe positivo, vivo e attivo più che mai, e quindi ha dato modo a intere generazioni di identificarsi in lui, in situazioni avventurose in contesti variegati. Comunque l'appuntamento viene fissato così; ci si ritrova per tre giorni nel bosco (Darkwood docet), in riva a un fiume (Coghinas), in mezzo alle capanne degli indiani, totem, robot giganti (Zagor li ha incontrati e sconfitti), cavalli, canoe, punti di ristoro con cibo tipico sardo e bancarelle di artigiani come in un vero trading post. Gli autori di fumetti al lavoro, a cui chiedere sketch e curiosità del loro meraviglioso mestiere in incontri dedicati oppure semplicemente durante i pasti, tutti insieme, sulle panche e tavoloni sotto le piante che fanno tanto vita da trapper. C'è la libreria Azuni di Sassari, con un mega stand di libri e fumetti del nostro eroe, la bancarella delle pigotte dell'Unicef (pigotte di Zagor e Cico) e la possibilità di fare escursioni, tiro con l'arco e con le carabine. Insomma un rendez vous per intere famiglie, è questa l'idea grandiosa dei perfetti organizzatori, portare in Sardegna (mica una città qualsiasi facilmente raggiungibile) l'intero nucleo familiare, in modo da non separare i mariti lettori dalle mogli che spesso mal sopportano questa passione, a torto, ritenuta infantile, e anche i figli, che si possono divertire con le varie attività nell'ambiente protetto e salubre della foresta di eucalyptus. Naturalmente c'è anche la possibilità di rilassarsi con le terme vicine, oppure nelle sorgenti di acqua calda naturale del fiume, in cui immergersi, rilassarsi, fare i fanghi e intanto prendere il sole.
E la birra non filtrata, tanta tanta birra fresca!
Tre giorni di avventura, divertimento e relax con persone stupende, amici, nuovi magici legami, musica, cose buone da mangiare e tante chiacchiere, per avvicinare un po' il mondo dei fumetti al mondo degli affetti.
martedì 18 giugno 2019
Tu chi sei? Teista, ateo, agnostico o Vito Mancuso?
Sono stata ad ascoltare, gratis, insieme ad altre 800 persone, sedute comode, appoggiate al muro o accampate per terra, una lectio magistralis di Vito Mancuso, teologo e scrittore, ma io amo definirlo filosofo.
Ha parlato di anima e spirito (aria che si muove, soffio) declinando le stesse parole e tante altre, nel corso della sua lezione; in latino e in greco, per far capire da quanto tempo l'uomo stia ad interrogarsi su certi argomenti. Ha tenuto una lezione "delicata" e piena di questo aggettivo, soprattutto in riferimento alla libertà; ovvero "delicata disposizione a parlare dell'anima". Noi siamo liberi, siamo vivi, al contrario degli oggetti inanimati (non liberi, definiti da confini fisici) la nostra energia è in movimento, è libera, è la vita.
Energia finita - corpo (si nutre di cibo)
Energia libera - psiche e spirito (si nutrono di emozioni: amicizia, libri, viaggi)
La nostra libertà è consapevolezza, è creatività, è responsabilità.
La nostra creatività ci rende imprevedibili, indeterminati, e siamo in grado di rispondere a domande e richieste.
E non si tratta di essere credenti o meno ma di rendere onore al fattore umano, all'anima. Una grande filosofa del novecento, Hannah Arendt, nel suo libro: La vita della mente, affermava "non è irrilevante notare come la parte immortale e divina dell'uomo non esista se non viene focalizzata a ciò che è fuori da sé".
Ma la grande domanda a cui tutti ci troviamo davanti prima o poi è: è possibile trovare dentro di noi un messaggio di pace, di divino, di immortale, che non sia solo lotta per la sopravvivenza? Le possibili risposte date dall'uomo nel corso dei tempi sono quattro.
Si ma non viene da me, si trova al di fuori, è una rivelazione di voce divina che si esplicita nei libri sacri (teismo).
No non esiste alcun messaggio, siamo solo appetito, voracità, volontà di potenza e di affermazione che resista anche dopo di noi, il resto sono solo discorsi per chi ha la pancia piena (ateismo).
Non so in giro ci sono troppi messaggi, chissà qual è quello vero, non saprei proprio scegliere (agnosticismo).
4' via la mia, il messaggio c'è e dipende da me, dal mio lavoro, dalla mia attenzione, costruzione, interpretazione.
Per chi invece è convinto che siamo solo cenere, nessuno lo convincerà del contrario. La verità non si impone in maniera oggettiva come la matematica che parla alla nostra dimensione logica, invece la filosofia parla alla nostra dimensione della costruzione di senso (sensazioni, sentimenti, direzioni).
Per trovare questo senso ci vuole creatività, libertà, voglia di interpretazione e di emozione, capacità di connettersi alla musica del mondo.
Mondo, qual è il tuo messaggio?
La bellezza!
La bellezza è universale, si può negare Dio, l'anima, l'amore, la giustizia, il diritto, ma nessuno mai ha potuto negare la bellezza, pur potendone discutere. E' questo il messaggio decisivo, quello tramite il quale attiviamo la parte mortale e divina dentro di noi. La riuscita di un essere umano si gioca sulle relazioni, sull'amicizia, si è realizzati se si è amati, se si ha una delicata disposizione dell'essere e dell'apprezzare le 3 sorgenti della bellezza:
la natura, l'arte e l'umanità.
La bellezza della natura è universale, si impone a tutti gli esseri umani, il mare, la notte, la montagna, l'alba, la neve, un fiore.
Anche l'arte è universale, poi ognuno ha i suoi gusti.
L'umanità è la nostra bellezza, se evitiamo la sfiducia nell'essere umano, noi siamo capaci di grande bellezza morale; giustizia, empatia, affidabilità, simpatia, a seconda di come determiniamo il nostro spirito, la malvagità è spirituale, è data dalla libertà.
Homo homini lupus vs homo homini deus.
Dobbiamo nutrire la nostra energia interiore della bellezza che l'umanità produce, delle emozioni della bellezza morale, della bellezza civile, non siamo solo animali in lotta contro tutti.
Grazie per averlo ricordato.
mercoledì 8 maggio 2019
Panchine per single
Ispiriamoci e partite.
martedì 23 aprile 2019
Limoni da vendere
Chissà se è capitato anche a voi di sentire qualcuno pronunciare questa frase:-Se ha bisogno, me ne chiede e io gliene do. Anziché:- Lo dividiamo, te lo offro perché ne ho in più, ti voglio bene e mi fa piacere condividere con te-. Io credo che sia la misura della grettezza più bieca. Non è tirchieria ma peggio; è desiderio di agire potere sull'altro, quando l'altro è parte del tuo piccolo mondo, magari addirittura un padre, o un figlio.
In questo caso, chiedere, è come doversi piegare alla superiorità di chi ha il solo privilegio di possedere di più, forse neanche per suo merito, più soldi, più strumenti, più limoni, meno cuore. Magari solo perché un seme trasportato dal vento dell'isola, cent'anni fa, ha attecchito in una terra dove entrambi si doveva ancora nascere, per caso, per sorte.
E' come nascere una seconda volta, da grande, quando capisci come era fatto tuo padre e come all'opposto sia tua madre e quale dei due tu voglia prendere ad esempio da seguire, o lo fai di già, inconsapevolmente. Come quando capisci che le parole di amore e accoglienza che ti hanno insegnato da piccoli, le hai prese sul serio, a differenza di alcuni tra coloro che te le hanno inculcate. Inculcare è il termine giusto per quei concetti che si tramandano ai più giovani e che loro perseguono con impegno perché provengono dalle persone da cui dipendono totalmente.
Persone credute depositarie di verità assolute, dogmi imprescindibili, incapaci di qualsivoglia dubbio o errore, loro così grandi, così sapienti, ai tuoi occhi, capaci di tutto. Ho scelto a chi voglio assomigliare, e prima ancora ho deciso cosa non diventare.
lunedì 11 marzo 2019
Le stanze di Lyne
Lentamente, ineluttabilmente, cambiando di volta in volta i propri "panni", si diventa persone più sicure, più forti, più ricche.
martedì 29 gennaio 2019
Si fa teatro?
Grazie che si fa teatro.
giovedì 3 gennaio 2019
Io sono Jo.
Mi sembra egoistico parlare del personaggio che preferisco di "Piccole donne" solo perché è uno dei primi che ho letto e ho amato e in cui mi sono identificata da subito. Ma questo è il mio blog quindi bando alla finta democraticità e via con la passione. Si, Jo è la passione fatta ragazza nella famiglia March, è spinta vitale che soffre le convenzioni sociali e l'imprigionamento dell'individuo in una rigida etichetta. Riesce ad esprimere se stessa attraverso il linguaggio, il movimento, l'energia che spande attorno. Solo per l'amore che prova per la sua famiglia cerca di imbrigliare il suo temperamento ribelle e burrascoso. Vive nella seconda metà dell'ottocento, ma é come se vivesse anche oggi, sono cambiate forme e valori della gioventù, ma non i sentimenti e i contenuti. Rileggere dopo quasi quarant'anni questo libro mi ha riportata ai sogni e ai desideri di quell'età che avevo quasi dimenticato, pur essendosene avverati alcuni. Ho raccolto descrizioni qua e là per dipingerne un breve ritratto:
"Mi chiamo Josephine March ma preferisco essere chiamata Jo. Amo fischiettare con le mani in tasca e amo i giochi, le attività e le maniere dei ragazzi. Invece non sopporto le mocciose tutte lezi e smancerie e mi viene l'orticaria al pensiero di dover crescere e diventare miss March; portare vestiti lunghi e stare tutta rigida e impettita come un astro della Cina.
Per la mia mamma, che mi vuole tanto bene, io sono la sua ragazza coraggiosa, sempre pronta ad aiutare e tenere allegro chi ho intorno.
Tutti dicono che dovrei smettere gli atteggiamenti da maschiaccio e iniziare a comportarmi come si deve ma per me è abbastanza seccante essere una ragazza. Poi, nella lettera del papà che ci è arrivata ieri dal fronte dov'è in atto la guerra civile, lui assicura che non vede l'ora di tornare a casa e che sarà sempre fiero e pieno d'amore per le sue "piccole donne".
Allora dovró cercare di esserlo una "piccola donna", come gli piace tanto chiamarmi, e non un ragazzaccio selvaggio e sgarbato e faró il mio dovere qui, invece di voler essere altrove anche se so che domare le mie effervescenze tra le mura domestiche sia un compito ben più arduo che fronteggiare due o tre ribelli del sud.
Bé, io sono Jo, e non saró mai nient'altro".