mercoledì 27 novembre 2019

La pace

La pace è come un dono di Dio
e la voglio difendere pure io
anche i bambini possono riuscirci
vorrei che i gran capi potessero sentirci
mentre diciamo ad alta voce:
- Noi vogliamo la pace!
Mentre sentiamo in fondo al cuore
uno o più battiti d'amore.


1986

La vera primavera

Quella sera quattro insetti
stavano facendo dei discorsetti;
c'erano un'ape, un ragnetto
una formica e un ranocchietto
ognuno esprimeva le proprie impressioni
sul tema delle quattro stagioni,
ma parlavano tutti della primavera 
come stagione unica e vera.
L'ape disse alla formica:
-Mi sento pieno di vita, 
è come se ci fosse all'improvviso
un tempo gaio e pieno di riso,
è come se ci fosse un'altra era
di sole e di brezza leggera,
per me questa è la vera primavera.

1986

La mia conchiglia

Un bimbo mi fece vedere
che c'era sulla riva del mare
una cosa tutta lucente
pareva una lente!
Un'ape volava là attorno
guardandola: pareva giocondo
ora vado a vedere
che c'è sulla riva del mare
una conchiglia rotonda
e sopra un'ape gioconda
una conchiglia meravigliosa
che pare una rosa.

1986

martedì 19 novembre 2019

Gente di Gavinana

Se ti svegli a Gavinana 
scopri che la vita è strana
incontri gente, di casa sortita,
"com'è" si dice, e si saluta.
Noi si va, costì al mercato
il chiccaio è già arrivato
gente a frotte per la via
sceglie con cura la mesticheria.
S'entra al bar per la focaccia
e la spuma toscanaccia
il pezzo dolce e il caffè;
una colazione basta in tre.
Salta l'uscio di bottega, 
sceglie, "altro" e dopo paga.
Torna a casa senza furia
del paese profuma la storia
voci, risate di un monte di gente 
 echi di vita non più presente.
Tutto intorno gira alla chiesa
la massaia con la spesa
passa a terra la granata
e col cencio dà una pulita
a mangiare si va "al tocco"
formaggio, alici e pane sciocco
sbrodola l'unto fino al collo
tanto ni garba il coscio di pollo
e si mastica con gran lena
fino a che la pancia si piena.
Dopo aver tutto rigovernato
un dolce riposo è meritato
a letto o divano è rinvenimento,
il gavinanese si rialza contento
uggioso e dolce, le coccole aspetta
il gatto che miagola senza fretta.

martedì 15 ottobre 2019

A un sospiro

Di noi due resterà
quell'immagine di me
aggrappata a te,
legata ai tuoi respiri
e ai tuoi baci caldi.
Ancora più vicina, 
incapace di allontanarmi
di non starti a portata di fiato.
A un sospiro
dalla tua bocca che si piega
in quella smorfia inconsapevole,
alterata dal desiderio,
come a poter rafforzare
il calore dello sguardo.
Le tue mani si fanno coppa
per la mia carne che vi si adagia
e le mie si fanno morsa
per non lasciare
alcuno spazio, tra noi.
I miei capelli cercano carezze,
come avessero papille, 
anch'essi,
risvegliate dalla tua pelle, 
sorgente di ogni piacere.
Noi due abbiamo una storia a tre;
io, te e l'Amore.

Una

D'una duna m'innamorai
s'una luna l'incontrai
nuda e bruna mi presentai.

martedì 8 ottobre 2019

Il professore- pastore

C'è un piccolo paese nella riviera di ponente; Varazze, in cui la proverbiale musoneria dei liguri, viene smentita. 
E' un paese di mare, quindi punto di approdo per tantissime persone ogni anno, eppure chi arriva non si sente uno dei tanti, uno da sopportare per un certo tempo, uno che vale l'altro. L' accoglienza è calorosa sia in albergo che nei negozi, ristoranti e locali vari. E in questo paese, lavora un professore cresciuto a fumetti, che fa anche il consigliere comunale, e che in virtù della sua passione e delle sue competenze professionali, è riuscito a convincere il sindaco, la giunta, e alcune attività commerciali del posto a organizzare un grande evento arrivato alla terza edizione. Per prima cosa, una sala della biblioteca comunale è stata intitolata al maestro ligure scomparso da qualche anno, Gallieno Ferri, inoltre, ha istituito un premio per quegli artisti che si distinguono per la continua ricerca e dedizione ad arricchire l'arte del fumetto popolare ed è riuscito a coinvolgere tantissimi disegnatori, sceneggiatori, lettori e collezionisti che ruotano intorno al personaggio di Zagor. Senza dimenticare il coinvolgimento dei ragazzi delle scuole dei paesi limitrofi, chiamati a partecipare ai laboratori tecnici sull'arte della narrazione a strisce.
Zagor è il magnete che attrae e tiene viva la passione nei suoi lettori, creando un'atmosfera quasi palpabile che lega le persone in situazioni di amicizia sincera e trasversale, qualunque sia il percorso che le ha fatte incontrare, perché fondate sugli stessi valori. Perfino alcuni disegnatori che si avvicinano all'eroe quasi per caso, restano avviluppati in questa rete di relazioni calda e inusuale. I meriti vanno ai creatori e ai curatori, certo, ma anche il super-professore ci mette del suo e riesce, ogni anno a convogliare un maggior numero di persone nella piccola, meravigliosa, Varazze.
Tre giorni di "festa" in cui ci si muove insieme, quasi in branco, a mangiare, alla biblioteca per visitare le mostre e presiedere alle conferenze, a bere qualcosa per avere la scusa di chiacchierare ancora, e addirittura in spiaggia per l'ultimo bagno della stagione.  Tutto secondo i piani del professore-consigliere, che organizza, prepara, accoglie e improvvisa facendo sentire tutti al posto giusto, al momento giusto, con le persone giuste.    Diversi e lontani anche per provenienza geografica e tutti insieme, artisti e lettori, accomunati dallo stesso amore per i fumetti, un raduno a misura di cuore. Bravo professore, un vero pastore di cervelli, di ragazzi e di adulti.

venerdì 2 agosto 2019

Mirto e Mora

Ascoltami Mora
devo dirti una cosa.
  Non ora, dai, Mirto
dillo alla Rosa.
Non posso, mia cara
è solo per te
che mi sciolgo d'amore
e di vento levante,
mi faccio da parte,
ti aspetto al tramonto.
  Stasera se vuoi
mi profumo per te
mi tolgo le spine
e mi vesto di luglio
calda di polpa e
dolce e succosa.
Stasera sei mia
Mora intrigante
sarà una tortura
aspettare il tuo tempo
m'inebrio di alcool e
mi vesto elegante.
  Al tramonto mi arrendo
mio Mirto focoso
non posso lasciarti
macerare più a lungo
saluto il Cespuglio
non essere geloso.
Mora mia, del mio cuore
voglio farti mia sposa
e mia amante fremente
per tutta l'estate
ai tuoi Rovi dì addio
questa notte sei mia.
  Avvolgimi, Mirto,
inondami tutta
di zucchero bagnami
e mordi i miei semi
della tua voglia
così son curiosa,
sol'io, d'ora in poi,
sarò la tua frutta.




mercoledì 31 luglio 2019

Faidì s'aliga tua


Che cattivo gusto quegli orrendi cestini per gettare l’immondizia sparsi per tutta la città. Meno male che a Oristano non ci sono, io proprio non li posso soffrire. Ho viaggiato per l’Italia in lungo e in largo, e anche in diverse città europee, e ovunque ho notato quegli antiestetici e volgari cestini che ci ricordano un’attività così poco nobile come la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti. Invece la città di Oristano, antico capoluogo di quella meravigliosa isola che si trova, casualmente, al centro del mediterraneo, è davvero all’avanguardia in questo senso. Pochissimi cestini e tutti ben nascosti, in modo che gli abitanti e i numerosi turisti, non li vedano e quindi non si deturpi la nobile immagine della piccola città.  E per fortuna, quei pochi che ci sono, versano in condizioni disastrose e stanno insieme solo per buona volontà, così, i solerti operatori ecologici, che li svuotano con sollecitudine, avranno pietà di loro e li porteranno, prima o poi, all’ecocentro di smaltimento. Chissà cosa ne penserebbe, la coraggiosa e moderna Eleonora d’Arborea, di quella pessima abitudine di disseminare, in ogni via, quegli orrendi contenitori. Inutile che gli architetti più famosi e creativi del mondo, si ostinino a progettarne sempre di nuovi per forma e materiale. E’ la sostanza che conta, come si suole dire, e certa sostanza non piace a nessuno. Meglio dimenticarsene, far finta di niente, nascondere la polvere sotto il tappeto, nonostante ci troviamo nella letteraria “isola del vento”, battuta giornalmente da maestrale o da scirocco. I turisti si arrangino, gli abitanti sono già abituati a gettare tutto per terra, che si tratti di chewing gum, cicche di sigarette, cartaccia varia. Le persone civili si portino a casa o in albergo, i loro residui, persino i sacchetti di plastica contenenti le deiezioni canine, o che le lascino pure sui marciapiedi, come fanno in tanti, che ognuno lavi i panni sporchi a casa propria! Che importa se tutti pagano le tasse sui rifiuti, non ci si può certo aspettare che altri, il comune o la regione o chi per loro, si occupino della nostra spazzatura personale. Pazienza se uno è di passaggio, se sta in campeggio o in chissà quale struttura ricettiva, l’immondizia, qui, è una faccenda privata e personale e se ne deve occupare in maniera discreta.




mercoledì 3 luglio 2019

Voulez vous rendez vous?

Un rendez vous è un incontro, solitamente, ma qui si parla di una festa, una festa grandiosa!
Organizzata da persone che sanno coinvolgere altre, innumerevoli, persone, diverse per età, mestiere, idee, passioni, se non forse quella per la natura. Il pretesto è ritrovarsi tra appassionati di un particolare personaggio dei fumetti, tale Zagor, di cui forse tutti nella vita, prima o poi, si sono ritrovati una copia in casa, vuoi che lo leggesse il padre, vuoi un fratello o amici di famiglia, o noi stessi, in un'infanzia lontana, in cui i fumetti erano davvero uno dei pochi passatempi a disposizione di tutti. Zagor è un eroe positivo, vivo e attivo più che mai, e quindi ha dato modo a intere generazioni di identificarsi in lui, in situazioni avventurose in contesti variegati. Comunque l'appuntamento viene fissato così; ci si ritrova per tre giorni nel bosco (Darkwood docet), in riva a un fiume (Coghinas), in mezzo alle capanne degli indiani, totem, robot giganti (Zagor li ha incontrati e sconfitti), cavalli, canoe, punti di ristoro con cibo tipico sardo e bancarelle di artigiani come in un vero trading post. Gli autori di fumetti al lavoro, a cui chiedere sketch e curiosità del loro meraviglioso mestiere in incontri dedicati oppure semplicemente durante i pasti, tutti insieme, sulle panche e tavoloni sotto le piante che fanno tanto vita da trapper. C'è la libreria Azuni di Sassari, con un mega stand di libri e fumetti del nostro eroe, la bancarella delle pigotte dell'Unicef (pigotte di Zagor e Cico) e la possibilità di fare escursioni, tiro con l'arco e con le carabine. Insomma un rendez vous per intere famiglie, è questa l'idea grandiosa dei perfetti organizzatori, portare in Sardegna (mica una città qualsiasi facilmente raggiungibile) l'intero nucleo familiare, in modo da non separare i mariti lettori dalle mogli che spesso mal sopportano questa passione, a torto, ritenuta infantile, e anche i figli, che si possono divertire con le varie attività nell'ambiente protetto e salubre della foresta di eucalyptus. Naturalmente c'è anche la possibilità di rilassarsi con le terme vicine, oppure nelle sorgenti di acqua calda naturale del fiume, in cui immergersi, rilassarsi, fare i fanghi e intanto prendere il sole.
 E la birra non filtrata, tanta tanta birra fresca!
 Tre giorni di avventura, divertimento e relax con persone stupende, amici, nuovi magici legami, musica, cose buone da mangiare e tante chiacchiere, per avvicinare un po' il mondo dei fumetti al mondo degli affetti.

martedì 18 giugno 2019

Tu chi sei? Teista, ateo, agnostico o Vito Mancuso?

Sono andata al festival della lentezza, a Colorno, evento culturale di rara democraticità.
Sono stata ad ascoltare, gratis, insieme ad altre 800 persone, sedute comode, appoggiate al muro  o accampate per terra, una lectio magistralis di Vito Mancuso, teologo e scrittore, ma io amo definirlo filosofo.
Ha parlato di anima e spirito (aria che si muove, soffio) declinando le stesse parole e tante altre, nel corso della sua lezione; in latino e in greco, per far capire da quanto tempo l'uomo stia ad interrogarsi su certi argomenti. Ha tenuto una lezione "delicata" e piena di questo aggettivo, soprattutto in riferimento alla libertà; ovvero "delicata disposizione a parlare dell'anima". Noi siamo liberi, siamo vivi, al contrario degli oggetti inanimati (non liberi, definiti da confini fisici) la nostra energia è in movimento, è libera, è la vita.
Energia finita - corpo (si nutre di cibo)
Energia libera - psiche e spirito (si nutrono di emozioni: amicizia, libri, viaggi)

La nostra libertà è consapevolezza, è creatività, è responsabilità.
La nostra creatività ci rende imprevedibili, indeterminati, e siamo in grado di rispondere a domande e richieste.
E non si tratta di essere credenti o meno ma di rendere onore al fattore umano, all'anima. Una grande filosofa del novecento, Hannah Arendt, nel suo libro: La vita della mente, affermava "non è irrilevante notare come la parte immortale e divina dell'uomo non esista se non viene focalizzata a ciò che è fuori da sé".

Ma la grande domanda a cui tutti ci troviamo davanti prima o poi è: è possibile trovare dentro di noi un messaggio di pace, di divino, di immortale, che non sia solo lotta per la sopravvivenza? Le possibili risposte date dall'uomo nel corso dei tempi sono quattro.
Si  ma non viene da me, si trova al di fuori, è una rivelazione di voce divina che si esplicita nei libri sacri (teismo).
No  non esiste alcun messaggio, siamo solo appetito, voracità, volontà di potenza e di affermazione che resista anche dopo di noi, il resto sono solo discorsi per chi ha la pancia piena (ateismo).
Non so in giro ci sono troppi messaggi, chissà qual è quello vero, non saprei proprio scegliere (agnosticismo).
4' via  la mia, il messaggio c'è e dipende da me, dal mio lavoro, dalla mia attenzione, costruzione, interpretazione.

Per chi invece è convinto che siamo solo cenere, nessuno lo convincerà del contrario. La verità non si impone in maniera oggettiva come la matematica che parla alla nostra dimensione logica, invece la filosofia parla alla nostra dimensione della costruzione di senso (sensazioni, sentimenti, direzioni).
Per trovare questo senso ci vuole creatività, libertà, voglia di interpretazione e di emozione, capacità di connettersi alla musica del mondo.
Mondo, qual è il tuo messaggio?
La bellezza!
La bellezza è universale, si può negare Dio, l'anima, l'amore, la giustizia, il diritto, ma nessuno mai ha potuto negare la bellezza, pur potendone discutere. E' questo il messaggio decisivo, quello tramite il quale attiviamo la parte mortale e divina dentro di noi. La riuscita di un essere umano si gioca sulle relazioni, sull'amicizia, si è realizzati se si è amati, se si ha una delicata disposizione dell'essere e dell'apprezzare le 3 sorgenti della bellezza:
la natura, l'arte e l'umanità.
La bellezza della natura è universale, si impone a tutti gli esseri umani, il mare, la notte, la montagna, l'alba, la neve, un fiore.
Anche l'arte è universale, poi ognuno ha i suoi gusti.
L'umanità è la nostra bellezza, se evitiamo la sfiducia nell'essere umano, noi siamo capaci di grande bellezza morale; giustizia, empatia, affidabilità, simpatia, a seconda di come determiniamo il nostro spirito, la malvagità è spirituale, è data dalla libertà.
Homo homini lupus vs homo homini deus.
Dobbiamo nutrire la nostra energia interiore della bellezza che l'umanità produce, delle emozioni della bellezza morale, della bellezza civile, non siamo solo animali in lotta contro tutti.

Grazie per averlo ricordato.

mercoledì 8 maggio 2019

Panchine per single

Hanno già inventato le panchine per i single? Voglio dire, panchine dedicate, riservate, dove chi si siede è perché ha voglia di conoscere qualcuno. Non una panchina per leggere o per riposarsi, come le solite panchine, ma un vero e proprio invito alla socializzazione, con un obiettivo dichiarato; chi vi si accomoda ha lo spirito giusto per incontrare l'amore della propria vita, o della prossima storia. Secondo me potrebbe funzionare, ci vorrebbe una panchina per single in ogni piazza, in ogni paese, in ogni città, per far incontrare tutti i single anche solo per una chiacchierata al sole. E' così difficile, al giorno d'oggi, socializzare con persone al di fuori della propria cerchia di conoscenze, e fidarsi degli estranei, senza referenze di sorta. Si potrebbe avviare un'attività: "affittasi panchine per single", tutte a cuoricini, chissà quanti nuovi amori a primavera. Ci sarebbe tanto lavoro per i produttori di panchine, e per i decoratori, e per i pubblicitari che avrebbero il loro bel daffare con la campagna d'informazione di questa nuova meravigliosa possibilità offerta ai cittadini. Altro che social virtuali, altro che appuntamenti al buio, sarebbe sufficiente passeggiare davanti alla panchina con aria indifferente, e sedervisi solo qualora ci fosse seduto qualcuno di interessante. Sarebbe bellissimo spiegare ai ragazzini il loro funzionamento, sentire le risatine e i commenti che produrrebbero. Molti di loro potrebbero decidere, di diventare, da grandi, produttori di panchine per single, e ci sarebbe una gran concorrenza a produrre le panchine più romantiche, più ammiccanti, più adatte a risvegliare desideri d'amore. Ci sarebbero veri e propri artisti della panchina, artigiani, fabbri e falegnami, pittori e giardinieri per le aiuole adiacenti, insomma, un mucchio di indotto per risollevare l'economia. Bene, l'idea iniziale c'è, ora non resta che realizzarla.
Ispiriamoci e partite.

martedì 23 aprile 2019

Limoni da vendere

Chissà se è capitato anche a voi di sentire qualcuno pronunciare questa frase:-Se ha bisogno, me ne chiede e io gliene do. Anziché:- Lo dividiamo, te lo offro perché ne ho in più, ti voglio bene e mi fa piacere condividere con te-. Io credo che sia la misura della grettezza più bieca. Non è tirchieria ma peggio; è desiderio di agire potere sull'altro, quando l'altro è parte del tuo piccolo mondo, magari addirittura un padre, o un figlio.
In questo caso, chiedere, è come doversi piegare alla superiorità di chi ha il solo privilegio di possedere di più, forse neanche per suo merito, più soldi, più strumenti, più limoni, meno cuore. Magari solo perché un seme trasportato dal vento dell'isola, cent'anni fa, ha attecchito in una terra dove entrambi si doveva ancora nascere, per caso, per sorte.
E' come nascere una seconda volta, da grande, quando capisci come era fatto tuo padre e come all'opposto sia tua madre e quale dei due tu voglia prendere ad esempio da seguire, o lo fai di già, inconsapevolmente. Come quando capisci che le parole di amore e accoglienza che ti hanno insegnato da piccoli, le hai prese sul serio, a differenza di alcuni tra coloro che te le hanno inculcate. Inculcare è il termine giusto per quei concetti che si tramandano ai più giovani e che loro perseguono con impegno perché provengono dalle persone da cui dipendono totalmente.
Persone credute depositarie di verità assolute, dogmi imprescindibili, incapaci di qualsivoglia dubbio o errore, loro così grandi, così sapienti, ai tuoi occhi, capaci di tutto. Ho scelto a chi voglio assomigliare, e prima ancora ho deciso cosa non diventare.

lunedì 11 marzo 2019

Le stanze di Lyne





Dopo lo spettacolo.

Di solito si inizia a fare teatro (da grandi) per rilassarsi e dimenticare la quotidianità, senza sapere che richiede così tanto impegno emotivo da trasformarsi poi in un pensiero fisso.
Lentamente, ineluttabilmente, cambiando di volta in volta i propri "panni", si diventa persone più sicure, più forti, più ricche.
A teatro puoi vivere storie diverse, vite diverse, cose mai provate prima. 





Per recitare una parte devi tralasciare il tuo io, uscire da te e fare spazio a una sconosciuta in cui identificarti, perché, diavolo, quella sconosciuta deve essere credibile! 
Questa nuova identità si impadronisce di te, riempie il tuo spirito, ti vive accanto per tutto il tempo delle prove, anche se sei al lavoro, a casa o con il tuo lui.
Vai sul palco per divertirti e scordare i problemi di ogni giorno senza accorgerti che stare lassù vuol dire emozionarsi, gridare, liberare tutta l'emotività con i gesti, la mimica facciale e la voce.




 La voce è essenziale; deve essere chiara, alta per sentirsi fino in fondo al teatro, bisogna pensare contemporaneamente alle battute da dire, ai gesti, ampi ma puliti, e al volume della voce. Quindi, basta fare teatro per sublimare tensioni e frustrazioni, meglio se con uno spettacolo dal registro tragico, che mette in scena emozioni più forti.



Line è l'opposto di me e in più ha in sé Giulietta, Ermia, Ofelia, cosa si potrebbe chiedere di più, dal punto di vista dell'attrice? 
Io protagonista, ma quando mai, ma chi l'avrebbe detto, solo la regista può chiedere una cosa simile, e se te lo chiede lei non puoi dire di no, e devi dare il massimo, sempre. Potrebbe sembrare soltanto una responsabilità in più ma è anche un privilegio, questo è il gioco, questo è il teatro.
Lassù sul palco diventi Line, ridi e piangi con lei, balli e urli, e sei anche Valentina che si diverte, libera di esprimersi, senza badare alle convenzioni, alle aspettative e alle buone maniere.
 Il palco libera tutta te stessa, il palco libera tutti.
Grazie regista, grazie compagnia, grazie Line, ora esisti un po' di più.




martedì 29 gennaio 2019

Si fa teatro?

Si fa teatro quando neanche l'inverno riesce a spegnere la voglia di osare, mettersi in gioco e lavorare in gruppo per creare qualcosa di bello e rendere le giornate degne di essere ricordate. Si fa teatro quando neanche la fatica degli impegni quotidiani impedisce di ritrovarsi a giocare con altri adulti, più o meno, sconosciuti. Si fa teatro per imparare a stare, soli, davanti agli altri, o insieme, che è più difficile, per quella disabitudine all'ascolto reciproco di questi tempi frettolosi. Si fa teatro per capire chi siamo e come ci piace essere. Si fa teatro perché è dannatamente prezioso quello che ti porti a casa da un'esperienza così forte.
Grazie che si fa teatro.






giovedì 3 gennaio 2019

Io sono Jo.

Mi sembra egoistico parlare del personaggio che preferisco di "Piccole donne" solo perché è uno dei primi che ho letto e ho amato e in cui mi sono identificata da subito. Ma questo è il mio blog quindi bando alla finta democraticità e via con la passione. Si, Jo è la passione fatta ragazza nella famiglia March, è spinta vitale che soffre le convenzioni sociali e l'imprigionamento dell'individuo in una rigida etichetta. Riesce ad esprimere se stessa attraverso il linguaggio, il movimento, l'energia che spande attorno. Solo per l'amore che prova per la sua famiglia cerca di imbrigliare il suo temperamento ribelle e burrascoso. Vive nella seconda metà dell'ottocento, ma é come se vivesse anche oggi, sono cambiate forme e valori della gioventù, ma non i sentimenti e i contenuti. Rileggere dopo quasi quarant'anni questo libro mi ha riportata ai sogni e ai desideri di quell'età che avevo quasi dimenticato, pur essendosene avverati alcuni. Ho raccolto descrizioni qua e là per dipingerne un breve ritratto:

"Mi chiamo Josephine March ma preferisco essere chiamata Jo. Amo fischiettare con le mani in tasca e amo i giochi, le attività e le maniere dei ragazzi. Invece non sopporto le mocciose tutte lezi e smancerie e mi viene l'orticaria al pensiero di dover crescere e diventare miss March; portare vestiti lunghi e stare tutta rigida e impettita come un astro della Cina.
Per la mia mamma, che mi vuole tanto bene, io sono la sua ragazza coraggiosa, sempre pronta ad aiutare e tenere allegro chi ho intorno.
Tutti dicono che dovrei smettere gli atteggiamenti da maschiaccio e iniziare a comportarmi come si deve ma per me è abbastanza seccante essere una ragazza. Poi, nella lettera del papà che ci è arrivata ieri dal fronte dov'è in atto la guerra civile, lui assicura che non vede l'ora di tornare a casa e che sarà sempre fiero e pieno d'amore per le sue "piccole donne".
Allora dovró cercare di esserlo una "piccola donna", come gli piace tanto chiamarmi, e non un ragazzaccio selvaggio e sgarbato e faró il mio dovere qui, invece di voler essere altrove anche se so che domare le mie effervescenze tra le mura domestiche sia un compito ben più arduo che fronteggiare due o tre ribelli del sud.
Bé, io sono Jo, e non saró mai nient'altro".