domenica 26 febbraio 2023

Nel medio vacillar di questa vita

Babbo compì cinquanta anni nel 1981 e io ne avevo otto, all'epoca. 
Ricordo ancora il pranzo tutti insieme, credo che fosse un giorno lavorativo ma mamma aveva preparato il "pranzo buono" in suo onore, come faceva per ognuno dei nostri compleanni.
A parte le feste comandate infatti, tutti noi; babbo e otto figli, venivamo festeggiati con un pranzo buono, ovvero con qualcosa di molto gustoso e lungo da preparare, e il dolce alla fine. Forse mamma aveva escogitato questa trovata per non farci sentire troppo la mancanza del regalo, oppure la delusione per il classico "regalo utile".
Stavamo chiacchierando tutti insieme come al solito, o litigandoci qualche bocconcino prelibato, quando uno dei miei fratelli grandi chiese a mio babbo se si sentisse ormai vecchio, visto che aveva compiuto addirittura cinquanta anni. 
Mio babbo sorrise, come succede (oramai me ne accorgo anche io) quando i ragazzi si rivolgono agli adulti oltre i trenta anni come se fossero già decrepiti e a un passo dall'ultima dimora. 
Parlò con una calma e una sicurezza che mi fece smettere di discutere con chi avevo vicino e prestare grandissima attenzione alle sue parole, il cui senso era più o meno questo: - Io sono grande ma non sono vecchio, sono un uomo fortunato perché ho una bella famiglia con tanti bambini sani, e se voi siete bravi, io sono contento. L'unica cosa che vorrei sempre è che voi vi comportiate bene e che non litighiate tra di voi. Questo lo ripeteva spesso, era la sua frase più ricorrente in diverse occasioni, ma soprattutto quando qualcuno gli chiedeva di noi. Eravamo il suo orgoglio; otto figli, quattro maschi e quattro femmine, più o meno bravi in qualche attività manuale o nello studio. Lui raccontava brevemente qualcosa che ci caratterizzava e poi terminava con: - Per adesso è brava/o, nel senso del comportarsi bene e fare il proprio dovere, speriamo che continui così. (Sperausu chi sighidi). Oppure ce lo ripeteva quando si avvicinava il suo compleanno e noi, ormai grandi, gli chiedevamo cosa volesse come regalo. L'importante è che siate bravi e vi comportiate bene e io ho già tutto, non uscivano altre richieste da lui, e comunque sia, babbo, non è stato facile accontentarti. 

Questo 2023 mi vede arrivare allo stesso traguardo dei 50 anni, e mi sento legittimata a fare il mio bilancio. La mia conquista più appagante credo sia la consapevolezza; chi sono, cosa mi fa stare bene, cosa mi piace fare e avere. Me ne sono resa conto pochi anni fa, e lo scrissi sui social:
"Da quando so chi sono, non ho più bisogno di dimostrarlo". 
A questo punto vedo il mio percorso, riconosco i miei errori e le mie conquiste, e riesco a rilevare il coraggio che mi ha sostenuto nei momenti difficili. Ho sempre puntato su di me e preso delle decisioni, coscienziosamente considerando che se fosse andata a finire male sarebbe stata solo una mia responsabilità. Questo pensiero, forse individualista, mi ha portato a fare delle scelte poco condivise da familiari e amici, tuttavia ho creduto molto sulle mie risorse emotive, sui miei interessi e sulle mie capacità. Alcuni errori di percorso, anche gravi, non mi hanno dissuaso dall'idea che mi sono fatta della vita, e di come vada affrontata. 
Un'altra cosa di cui mi sento fiera, è l'aver imparato a tagliare le relazioni negative e tossiche, anche se mi rammarico di non averlo imparato prima, mi sarei risparmiata delle grosse fatiche emotive. Questo potrei attribuirlo al tipo di educazione ricevuta, tendente alla diffidenza e alla sfiducia verso gli sconosciuti, e al contempo all'accoglienza incondizionata dei vari parenti e amici. Mio figlio e il suo sguardo disincantato e privo di pregiudizi mi hanno insegnato tanto in questo senso. 
Invece il mio lavoro con i bambini mi ha insegnato a essere più dolce e affettuosa nel quotidiano. 
Il mio cagnolino mi ha insegnato l'amore illimitato. 
Mio marito, ultimo solo nell'elenco per una questione cronologica, mi ha insegnato ad essere una compagna di vita e di viaggi e ad affrontare i contrattempi con il sorriso e la serenità di chi sa che ha superato prove peggiori. 
Così, per quella che sono oggi, ringrazio la mia famiglia di origine e la mia famiglia costruita.