sabato 25 gennaio 2020

Inverno

Resto qui
da sola sul divano
e non tremo più 
però temo.
Temo che se scendo
e tocco terra 
mi cada la coperta
e resto fredda. 
Questo, 
più che il resto 
mi fa nuda
mi fa sentir paura
non di stare sola
ma star senza calura. 

giovedì 9 gennaio 2020

Tutto per me

Voglio la pioggia per addormentarmi.
Voglio il sole per svegliarmi.
Voglio il vento che mi delinea i confini.
Voglio il fuoco che mi spiega la vita.
Voglio la terra che mi parla d'amore.
Voglio la foresta per imparare la musica.
Voglio l'acqua che mi rende leggera.
Voglio il mare che mi riporta al Tutto.
Ho tutto perché posso sentire.


mercoledì 8 gennaio 2020

Un pesce bollito

L'idromassaggio è per i cultori del relax, non per tutti.
È per chi arriva nella spa con quell'aria soddisfatta di chi già pregusta il piacere mentre osserva l'acqua scoppiettante e si gode il rimescolio anche mentre ci infila un piede. È di chi si immerge completamente, per sentirne i benefici fin sulla testa. È di chi ci si sdraia dentro, ad occhi chiusi, rilassandosi del tutto, tanto da arrivare quasi ad addormentarsi, o di chi vi si adagia lasciando libero il pensiero, fino a trovare l'ispirazione per il proprio lavoro o per risolvere le piccole noie quotidiane. 
I cultori passano per tutte le zone della vasca; dal "pentolone" dove si sta in piedi, alla "griglia", dove ci si sdraia supini o proni e le bollicine solleticano la pelle a pelo d'acqua. Oppure nella parte "salotto", dove si sta seduti e quindi si è portati a stare più vigili, più aperti agli altri, non tanto per chiacchierare ma semplicemente osservare gli altri, o l'esterno se si ha la fortuna di avere una vetrata sulla natura. Questa sarebbe la mia zona preferita se io fossi un'animale da idromassaggio, invece di resistere per un tempo brevissimo. Immaginate una bella vasca grande, con varie persone che la abitano nelle diverse possibilità, immerse nelle loro rilassanti fantasticherie che si sorridono o si ignorano beatamente. Poi, arriverei io, dopo una lunga nuotata nella piscina olimpionica, perché prima di rilassarmi avrei bisogno di stancarmi adeguatamente. 
Al confronto sentirei l'acqua caldissima e la mia pelle cominciare a friggere, rimescolare come l'acqua che mi prurigina attorno. Quel movimento continuo intorno a me non mi darebbe quel senso di pace che gli altri riescono a cogliere, tutt'altro, mi riempirebbe di energia, mi attiverebbe ancora di più, i centri nervosi. Allora non riuscirei a non muovermi e a non diventare insopportabile e ansiogena anche per chi mi sta intorno. 
I pesci, non devi metterli in pentola, vivi.

venerdì 3 gennaio 2020

La melagrana filosofica

Quando ha creato la melagrana, Dio, voleva insegnarci la pazienza.
La pazienza, tanta ne mettiamo nella ricerca di quei granini succosi, dolci e delicati, dal sapore unico, non facilmente riferibile ad alcun altro frutto. Ogni buccia divisoria ci fa scoprire dei gruppi di semini, nati insieme per chissà quale affinità, cresciuti vicini come fratelli.  Insieme ci finiscono in bocca e mentre li moriamo, lasciano fuoriuscire quel nettare rosso che cola dall'angolo della bocca e sulle dita, fin sulle mani come se volessero riempirci tutti, di zucchero e colore. E' un rapporto carnale con il frutto che scorre dentro il corpo ma anche fuori, come a voler segnare il territorio: "tu mi mangi, ma io ti marchio a fuoco". Il piacere aumenta leccando le dita, è un gesto intimo, da fare in famiglia, con il partner diventa il preludio a un gioco erotico, la melagrana non si mangia con tutti. Al bar, in pubblico diventa spremuta, asettica, quasi dietetica, senza tutti quei semini che si incastrano tra i denti, un sorso e via. La melagrana vuole tempo, cura e impegno, è un invito a fermarsi, a riflettere, ogni granino un morso, ogni morso un pensiero, una meditazione alimentare.