con tutto l' impegno che serve
domenica 27 dicembre 2015
Di vizi e di virtù
con tutto l' impegno che serve
Desiderio
mercoledì 16 dicembre 2015
Breve storia eterna
domenica 6 dicembre 2015
Regalo di Natale
che le rimugina per ore ed ore
o le sgroviglia in un sonno sano.
Ecco cosa vorrei per Natale; il tuo cuscino vicino al mio,
ogni notte, per accogliere i nostri pensieri e le emozioni vissute.
Un cuscino vicino per condividere i nostri sogni.
Quei sogni che abbiamo pudore di confessare anche a noi stessi
per quella strana, innaturale idea che sia meglio accontentarsi che desiderare di evolvere ancora.
Un cuscino da tirarci addosso con tutte le nostre forze per quelle volte che non saremo d'accordo, per ogni volta che io cercherò di convincerti della mia idea e tu proverai a resistere od il contrario.
Un cuscino da sistemare sotto i nostri corpi quando faremo l'amore, lentamente o con urgenza, come se fosse l'unico modo di comunicare tra noi.
Un cuscino per asciugare le lacrime dei nostri momenti grigi
quando sarà la tenerezza di un abbraccio a ridefinire gli equilibri.
Un cuscino su cui ritrovare i nostri profumi mischiati insieme
a formare un'idea di forte appartenenza.
Un cuscino che ascolti i nostri desideri quotidiani senza portarci a ripiegare
su scelte di comodo per salvare le apparenze. Quando tu avrai voglia di carne,
io cucinerò l'arrosto anzichè un sano e magro petto di pollo e
quando io avrò voglia di una nuova camicia da notte,
tu non tornerai a casa con il primo pigiama trovato in negozio.
Un cuscino che accolga le nostre risate
quando avremo voglia di giocare come bambini.
Ecco vorrei solo un cuscino così per questo Natale,
non è chieder troppo, sarà un amore di cuscino
o meglio
due cuscini vicini pieni d'amore.
sabato 14 novembre 2015
#Paris
Dopo l'attentato di ieri sera, la prima sensazione è di annichilimento completo e di pena, poi sale la rabbia, cieca e sorda e magari malriposta, poi sento e leggo i commenti in rete e al telegiornale, e lentamente si diffonde la proposta di non parlarne, di dimenticare per rispetto dei morti. Ora io credo che se fosse capitato a me, non vorrei che non se ne parlasse e si dimenticasse subito questa faccenda, per timore di turbare qualcuno e per ritornare alla propria vita e per evitare le strumentalizzazioni dei politici estremisti (stesso termine che designa una parte di mondo islamico). Io vorrei invece che se ne parlasse fino allo sfinimento, per cercare di comprendere e fare in modo che non succeda mai più, perchè mi hanno insegnato che i problemi si risolvono con il dialogo, non con le azioni di rappresaglia e violenze, il dialogo può essere più o meno animato ma il linguaggio è il modo che abbiamo per formare il nostro cervello. La rabbia non va trattenuta ma incanalata anche in un semplice messaggio se siamo persone comuni. Se c'è una cosa che ci invidiano, è proprio la libertà; di parola, di espressione, di pensiero, non potrei mai desiderare che mi si nasconda qualcosa per evitare di essere "influenzata", e mi offenderei terribilmente se tutti sottovalutessero a tal punto la mia capacità di pensare in modo autonomo da desiderare di evitare il dialogo.
I morti si ricordano, è quello che facciamo da sempre.
venerdì 13 novembre 2015
Persona triste
mercoledì 4 novembre 2015
Storia senza parole
lunedì 2 novembre 2015
Ciao Giuseppe
sabato 24 ottobre 2015
Goccia di pioggia
giovedì 15 ottobre 2015
Bye bye colore
lunedì 5 ottobre 2015
Un libro da vivere
sabato 26 settembre 2015
Sabato riposo!
Dunque, dopo aver spedito il figlio a scuola e aver accompagnato il cane ad espletare le sue funzioni fisiologiche, si torna a letto!
Si però al sabato ci sono tante altre persone che non lavorano, per esempio, quelli (uso il maschile perchè per la maggior parte si tratta di uomini) che aspettano questo giorno per utilizzare qualsiasi tipo di utensile purchè elettrico, quindi rumoroso!
C'è chi si cimenta con il tosaerba, per trasformarsi in moderni Attila, individuo, come è noto, ampiamente dotato di testosterone, e non si ferma fino a che ogni minimo ciuffo d'erba è della stessa lunghezza anche se per questo dovesse passarci e ripassarci sopra più volte...
C'è poi tutta una serie di individui che tira fuori l'aspirapolvere modello industriale che richiede un apposito allaccio di corrente elettrica per rendere asettica l'automobile a tal punto che ci si potrebbero compiere interventi chirurgici ma non si sogna nemmeno di riservare la stessa attenzione alla sua casa.
C'è poi chi usa il compressore per fare tutti quei lavoretti che al sabato mattina riempiono i garages di esperti costruttori meccanici e al pomeriggio i grandi centri commerciali di bricolage per acquistare nuovi attrezzi o le parti rovinate al mattino.
E non possiamo tralasciare gli esperti motociclisti (niente obiezioni, so che non è un motore elettrico ma è comunque rumoroso) che ogni sabato mattina devono fare la prova dei fumi di scarico, la revisione e le prove dei freni neanche dovessero superare i test dell' unione europea.
Naturalmente questi rumori sono molesti solo per chi non li provoca, pare anzi che l'utilizzo e quindi l'ascolto continuo sia come una sorta di meditazione trascendentale portatrice benefica di rilassamento totale dell'individuo.
Ho capito, mi alzo e attacco la lavatrice, e vediamo chi fa più rumore ora.
mercoledì 23 settembre 2015
Sincera dolcezza
non vuoi incantarmi
ti sento, sei vero.
Poche parole spontanee nette
nessuna illusione
promesse, mai dette.
Dietro le lenti nascondi i tuoi occhi
sembri lontano
e d'un tratto, mi tocchi.
Dolcezza improvvisa, non ho più fiato
teneri gesti
che non ho indovinato.
La frase sospesa, non dico più nulla
anche i pensieri
finiscono in bolla.
Le parole finte le lasci ai meschini
il nero del cielo
per star più vicini.
Mi vieni incontro aprendo le braccia
e del mondo intorno
non resta più traccia.
sabato 19 settembre 2015
Diari di una lettrice
Quando ero piccola non c'era ancora Wikipedia e neanche internet ma avevamo in casa una vera ricchezza: l'enciclopedia, mamma ne aveva comperate due generali e una medica perchè non si sa mai.
Erano ricche di illustrazioni, adoravo sfogliarle anche prima di imparare a leggerle poi mi si aprì un mondo che non sono ancora stanca di esplorare.
Leggevo per ore, seduta per terra perchè i volumi erano grandi e pesanti, leggevo la storia, guardavo le cartine cercando di immaginare i paesaggi, le distanze, le atmosfere. Poi scoprii i racconti e le fiabe che nessuno mi raccontava, le favole antiche con la morale, conoscevo più parole dei miei amici, riuscivo a pronunciare i nomi più complicati, le lettere ballavano per me dispiegandosi in una danza di significati e rimandi all'immaginazione.
Leggere per me era una necessità, un bisogno primario, cercavo di continuare anche a tavola e quando mi toglievano tutto dalle mani leggevo persino la confezione delle fette biscottate pur di continuare. Avevo quasi 9 anni quando a scuola aprirono la prima biblioteca a cui ebbi accesso, non era grandissima, ricordo una sola stanza ma strapiena di libri e non riuscivo a credere di poterne usufruire a mio piacere. Il primo giorno presi "Il conte di Montecristo", per l'avventura che prometteva di raccontare e per le dimensioni del volume che mi promettevano tante ore di favolosa magia. Ricordo ancora l'angosciante descrizione della prigionia, la sensazione di freddo e di paura della fuga con la domanda implicita:- Ma come e' possibile? Muore di gia'?-
E poi la vendetta, fredda e conquistata a caro prezzo, anche se giusta, ed il vago senso di amarezza che lasciava dietro di se', ho adorato quel libro; era un libro "da grandi".
Una parte importante nel mio amore per la lettura l'hanno fatta i fumetti che giravano da sempre a casa mia; mio babbo era un lettore appassionato di fumetti di ogni genere, dai "carta ruvida" Tex e Zagor, ai "carta liscia" Lanciostory e Monello. I miei (numerosi) fratelli maggiori leggevano Topolino, Geppo, Sturmtruppen e quelli per me a volte incomprensibili della banda Tnt. Vari numeri di queste storie a fumetti erano sempre in giro per la casa, a nostra disposizione, con mio grande piacere, e hanno contribuito ad aumentare ed allietare la mia curiosità.
C'era il piacere dell'alternanza libro-fumetto, c'era la possibilità di sfogare il bisogno di storie lunghe e storie brevi, di dare alla mente la possibilità di sedimentare i viaggi straordinari dei primi con le, non meno intense, avventure dei secondi.
Non ho mai conosciuto la noia, non solo per la vastità della mia famiglia, ma proprio per la ricchezza derivata dalla mia prima passione che ha contribuito a dar forma al mio mondo interiore. Era meraviglioso poter disporre di tale assortimento, fino a quando uno dei miei fratelli maggiori si appassionò a tal punto al mondo dei fumetti da iniziare a farne un piccolo commercio per mantenersi agli studi. Fu allora che conobbi la frustrazione della voglia inappagata; lui portava a casa di tutto, ma noi non potevamo toccare niente perchè, se avessimo rovinato l'oggetto prezioso, avremmo potuto pregiudicarne la possibile vendita. Peraltro lui non si faceva scrupolo di leggere davanti agli altri, con noncurante sadismo. La cosa buffa era che anche lui aveva paura di sciupare i suoi albi, quindi li apriva pochissimo, leggeva scomodamente sforzandosi di indovinare più che godersi la lettura. C'era la sua stanza, chiusa a chiave in sua assenza, che traboccava di fantastici tesori che io potevo soltanto ammirare da uno spiraglio, poi cominciò a riempire la cantina, poi dovette prendere un magazzino apposta, organizzato con un ordine maniacale.
Credo che abbia ancora la cantina piena delle sue collezioni personali preferite, e secondo me, la tiene chiusa a chiave per forza dell'abitudine.
I miei non si spiegavano una tale voracità; più o meno a casa leggevamo tutti ma non con tale accanimento, credo che se avessi riversato la stessa passione in uno sport sarei diventata campionessa. Ero convinta che sui libri avrei potuto trovare tutte le risposte alle mie innumerevoli domande, che avrei potuto sapere e capire tutto di me, del mondo, della vita, di tutto ciò a cui i miei genitori non avrebbero potuto o voluto rispondere. Come quel personaggio (di un libro, ovvio) che viveva in biblioteca per leggerne tutti i libri in ordine alfabetico per conoscere lo scibile umano.
Quanto fui delusa dallo scoprire che nella nostra epoca non si poteva più diventare onniscienti, come ai tempi di Leonardo da Vinci per via dei continui progressi e delle troppe scoperte in ogni campo di esperienza. Invece ogni libro alimentava (e continua tuttora) nuove domande e nuove curiosità e nuovi rimandi ad altri libri ed altri autori. L'antico sogno di aprire un'edicola si era ampliato nell'idea di una libreria ed infine ha trovato sbocco nella frequentazione delle fornitissime biblioteche pubbliche. Con il tempo i miei gusti si sono affinati, sono diventata più esigente e selettiva, ma, come da adolescente, se mi entusiasma un libro cerco di leggere tutta la produzione del suo autore.
Nel periodo delle scuole superiori mi nutrivo sopratutto di libretti Harmony e racconti dell'orrore ed entrambi mi avvincevano con la stessa miscela di incredulità, paura ed attrazione. I libretti li scoprii tramite una sorella maggiore molto romantica che ne faceva collezione e per fortuna non ne era tanto gelosa quanto per i suoi prodotti per il trucco che avrei utilizzato volentieri per colorare i miei disegni. Quella lettura era per me, come credo per la maggior parte delle adolescenti di quel periodo, l'unica forma di educazione sessuale e un valido esempio di emancipazione femminile che avrei poi esplorato più a fondo in anni successivi nei manuali di auto-realizzazione.
Chissà perchè di pari passo leggevo anche gli horror, forse per esorcizzare la melensa positività dei primi o per esplorare quei sentimenti negativi che non si potevano nominare e tantomeno spiegare. Era lontana la libertà di vivere a fondo le proprie emozioni o almeno di riconoscerle con partecipe consapevolezza. Comunque la passione per i libri dell'orrore non si è riversata anche sui film, per niente, continuo a non guardarli e se ne vedo uno spezzone in pubblicità le mie mani vanno automaticamente a coprire gli occhi. Paradossalmente il personaggio dei racconti che più mi hanno spaventata è sempre un demone, nonostante i serial killer e i rapitori siano più frequenti, numerosi e facilmente incontrabili. E' l'idea dell'invulnerabilità del diavolo ad atterrirmi, implica la mia impossibilità di difesa autonoma, dovrei aspettare un altro tipo di essere soprannaturale per risolvere la situazione, questa poi si trasformerebbe in una farsa sessista; come l'attesa del principe azzurro.
L'abbuffata di horror finì in una torrida estate e l'autunno seguente scoprii i fantasy con le loro atmosfere brumose ricche di magia e i racconti pieni di amore e rispetto per la natura e creature dell'immaginazione più libera. Come sogni ad occhi aperti che portano a viaggiare in tempi e luoghi indefiniti con personaggi che si materializzano all'improvviso seguendo leggi inconcepibili.
Queste letture mi facevano sentire molto romantica e selvaggia come una creatura dei boschi e per diverso tempo mi ci dedicai totalmente. Ci sono arrivata a sentire quella sensazione di selvaggia liberta', ma ci sono voluti 20 anni...
La mia parte razionale poi prevalse e mi portò verso un'altra strada, infinita e silenziosa come l'universo: la fantascienza! Questa ha il vantaggio di essere credibile, realizzabile pur se in tempi lontani. Che bello leggere di tutte le invenzioni cervellotiche e fantastiche che si potranno realizzare e dei mondi diversissimi che si potranno raggiungere, tutto grazie alla parte dell'uomo che più mi affascina: la mente. Ho iniziato con autori vari che non ricordo più perché sono stati cancellati dalla totale, meravigliosa produzione di Asimov che tengo in bella vista sullo scaffale per ricordare le grandi emozioni provate durante quelle lunghe ore di lettura.
Sui suoi libri continuavo a rimuginare, immaginando possibili sviluppi delle storie e utilizzi pratici delle sue invenzioni nella mia vita quotidiana.
Mi colpì tantissimo l'etica marcata che si palesava dietro ogni decisione e legislazione e lo spirito inclusivo e accogliente dei personaggi abituati a trovarsi davanti gli alieni più disparati con esigenze vitali e culturali diversissime tra loro.
Mi sarebbe piaciuto far parte di ogni spedizione esplorativa, di ogni delegazione diplomatica, mi sentivo sempre pronta a conoscere nuovi alieni, in effetti lo sono ancora, anche con i "normali" esseri umani. Il mio spirito sempre proiettato verso il futuro si è arricchito e aperto ancora di più alla scoperta e alla conoscenza degli altri.
La vita interiore e la vita sociale hanno bisogno d'intensità; senza vita sociale l'individuo non evolve, senza vita interiore la società ristagna.
Non è amore
domenica 13 settembre 2015
La noia non abita qui
Come sara' un festival della letteratura? Sara' uno di quegli eventi noiosi, pensati per appassionati, intellettuali, topi da biblioteca... Fatto sta che a Mantova, sotto i tendoni in piazza, bisogna sgomitare per poter entrare e la prima persona che riconosci e' Mauro Corona, che si puo' definire in tanti modi ma assolutamente non noioso anche per il suo modo di porsi. Perso un evento per via della coda lunghissima e di quei "noiosi" previdenti che acquistano i biglietti in anticipo da internet si prova a ripiegare su un incontro con una poetessa; questo, si, potrebbe essere pesante e soporifero. Invece ci si trova davanti ad una donna straordinaria, aperta, che ha a cuore problemi reali; la crisi, le grandi migrazioni, i cambiamenti climatici che stanno trasformando il nostro mondo. Un' insegnante che scrive poesie per passione ( e qui non sono riuscita a trattenere un inizio di processo di identificazione) solo poesie rifiutando proposte piu' remunerative quali critica letteraria e romanzi e trova il tempo di ritirare qua e la' nel mondo numerosi premi tra cui un Pulitzer. Ancora niente noia quindi, anzi la ricerca di una donna di svegliare e tenere presente a se stessi la coscienza civile di chi incontra in modo non semplice ed inusuale. Grande Jorie Graham e grandi gli altri scrittori, divulgatori, studiosi con una passione talmente grande da volerla trasmettere agli altri attraverso i libri riuscendo a solleticare l' immaginazione e a creare cultura, ora che ne abbiamo piu' che mai bisogno.
martedì 8 settembre 2015
Silenzioso torpore
mercoledì 26 agosto 2015
Chi fa la maestra
Sono dotate di svariate capacità pratiche e non solo, quali: pittura murale, tecniche di comunicazioni subliminali telefoniche, compilazione precisa ed esauriente di noiosissimi verbali, allestimento della scuola con pochissimi arredi e materiali e moltissima fantasia, movimentazione carichi da far invidia ai traslocatori, sostegno psicologico ai genitori, utilizzo più o meno corretto di apparecchi multimediali e attrezzi da ferramenta anche durante la presenza di numerosi bambini intorno. La cosa che colpisce maggiormente sono forse i loro superpoteri; la capacità di interessare e farsi ascoltare da un alto numero di individui sotto il metro d'altezza, di preparare impasti magici che riescono a catturare a lungo l'attenzione dei bambini, di curare tutte le ferite e i piccoli incidenti con il semplice tocco delle labbra o delle mani (capacità che hanno anche le mamme e i papà), di costruire con minimi materiali, dei contesti gioco degni di Disneyworld e di far sì che all' interno della sezione si rispettino semplici regole di convivenza civile che a volte vengono dimenticate anche dagli adulti. Nelle forniture delle maestre sono presenti grandi quantità di fazzoletti dal molteplice utilizzo che non si limita al classico soffiaggio del naso, bensì possono diventare dei giochi fantasiosi, travestimenti, oggetti di consolazione e suzione.
Di solito si è maestre fino al midollo, non c'è possibilità di scampo, si cerca di insegnare a tutti tutto ciò che si conosce, anche oltre la pensione.
Una maestra si porta sempre il lavoro a casa, non solo attività pratiche che non riesce a terminare a scuola, ma anche il pensiero e il dubbio di aver fatto tutto il possibile per ogni bambino, e in ogni luogo in cui si trova, osserva, progetta, ruba idee e raccoglie gli oggetti più disparati che possono servire di sicuro in sezione.
Ecco perchè poi ha bisogno di tante vacanze!
Certe volte arrivi ad un livello di stanchezza e delusione tali da non volerne più sapere dei bambini, da desiderare di andare a coltivare le rape in Siberia per non sentire più capricci e urla. E quando ti accorgi di non avere più energie e che pur di non entrare in classe preferiresti fare l'esattore per Equitalia, loro ti stupiscono con un comportamento eccellente. Allora il gruppo si muove come uno stormo, con armonia e complicità e la giornata fila liscia tra faccette dall'aria angelica e modi di fare pieni di affetto. Il livello di carica risale a scatti come quello del cellulare attaccato alla presa, non si sa come, non si sa cosa abbia scatenato il salto di crescita. E' una comunicazione di "pelle", loro, sanno esattamente dove è situato il punto di rottura oltre il quale la maestra comincia a redigere la lettera di licenziamento...
lunedì 17 agosto 2015
Una strada
una strada lunga, da esplorare
con tanti motivi sui quali sostare
sentir sotto i piedi le assi di legno
veder scarabei tracciare un disegno,
il blu del cielo aumenta lo sguardo
e il piacere di arrivare in ritardo
respiri profondi, infiniti silenzi
cespugli spinosi a deviare i venti
mirto, elicriso, profumo pungente
riempie i polmoni ubriaca la mente
infine arrivare non è così urgente
l'intima apertura a incontrare chiunque
rende il cammino appagante.
venerdì 31 luglio 2015
Fame di vita
Giocavamo con i bottoni a "crastusu e cruxidi"(testa o croce), per giocare staccavamo i bottoni dalle mutande di babbo, babbo non trovava mai i bottoni per chiudersi le mutande, oppure giocavamo con i centesimi di lira a "muru" (muro) e se usciva crastusu che era la parte liscia, vincevi.
In piazza con gli altri bambini giocavamo a "pei in caneddu" (saltare con un piede solo) oppure a su giogu de su sedazzeddu; sai il setaccio che serviva a togliere le impurie dalla farina, o a cassa cassa; nascondino e a zacc'e poni, quel gioco in cui uno di noi dava un colpo a uno girato di spalle che poi doveva indovinare. Quando giocavamo con il cerchio, che tenevamo in piedi con un pezzo di filo di ferro, dovevamo stare attenti a non farlo passare sulle pietre altrimenti ci rimbalzava in faccia, era un cerchio di metallo, quello che tiene insieme le botti.
Abitando in zona mineraria avevamo i piedi sempre neri, la terra era ricca di minerali. quando dovevo lavare i pavimenti dovevo cambiare l'acqua tre o quattro volte e quei mattoni non diventavano mai rossi come voleva mamma. Naturalmente non c'era il lavandino a casa, bisognava arrivare alla fonte a prendere l'acqua.
Avevamo un cagnolino che si chiamava Ciuccetta, ogni tanto spariva e non lo trovavamo mai più, allora ne prendevamo un altro, maschio o femmina, non importava, lo chiamavamo comunque Ciuccetta perché mamma aveva deciso così.
A volte andavamo nei pollai a rubare le uova, facevamo due buchetti con un chiodo e ne bevevamo l'interno, poi le rimettevamo a posto, quando le trovava sa tzia diceva che le sue galline si stavano ammalando, facevano le uova vuote.
Quando mamma apriva la forma di formaggio ne tagliava un pezzo a ciascuno da mangiare con il pane, misurato anche quello e cercavamo di mangiarlo piano per farlo durare di più, Arrori, arrazze' sabori. Quando tutti avevano il loro pezzo di formaggio mamma faceva un segno con il coltello sulla crosta, una specie di disegno per accorgersi se veniva tagliato ancora e lo riponeva nella credenza.
Noi, naturalmente, andavamo di nascosto a prenderne altro e poi si rifaceva il segno e lei non se ne accorgeva.
Siccome io ero a casa e zia Rosanna e zio Pinuccio erano troppo piccoli, mamma mandava sempre me a prendere il latte nella latteria della vedova di un operaio di miniera, con un cestino e le bottiglie, e io avevo nascosta in strada una cannuccia trierbe, il latte che mi dava era ancora caldo e faceva la panna, io la succhiavo con la cannuccia, ta cosa bella chi fiàda.
Riuscivo a succhiarla due o tre volte, era così grasso che si riformava, e prima di arrivare a casa rabboccavo le bottiglie alla fontana dell'acqua, poi mamma vedeva il latte così chiaro e brontolava contro la vedova, dandole dell'imbrogliona, chè secondo lei "allungava" il latte. Nonostante fossi bello grasso non immaginava che potessi essere io il colpevole.
Io dormivo nel letto con tre dei miei fratelli, e di notte non ci si poteva muovere troppo, altrimenti le doghe del letto si spostavano, il materasso di crine si appallottolava e diventava scomodissimo.
Quando andavamo al mare, ci caricavano tutti sul carro a buoi, facevamo quella strada lunga lunga tutta la notte e un giorno, gli uomini cantavano e suonavano organetto e chitarra intanto che camminavano e noi bambini dormivamo uno sopra l'altro. Appena arrivati al mare, dopo un giorno e una notte di viaggio, dovevamo costruire la capanna per dormire, il letto per mamma e babbo, poi mettevamo un po' di cannette per terra e noi dormivano lì. Stavamo un mese al mare, portavamo coperte, materassi e ci divertivamo tanto. A Portixeddu o a Buggerru c'era qualche botteghina e qualcuno andava a piedi a comprare qualcosa che mancava, ma non mancava niente, avevamo pane per tutto il tempo. Si andava a pescare e si arrostiva il pesce in spiaggia, c'era sempre un profumo di pesce arrosto, ta bonu chi fiada...
Nelle miniere eravamo evoluti, quando ancora in molti paesi non c'era l'elettricità, "genti 'e miniera genti'e galera, si diceva, perché c'era gente che veniva da ogni parte d'Italia, gente d'ogni tipo.
Alla sera si ritrovavano nel dopolavoro dei minatori, sciadausu, facevano a gara dopo gli spaghetti a chi mangiava più uova fritte degli altri, perché il giorno dopo sarebbero tornati giù a partire dal primo livello a 200 m fino al punto più basso di 500 m e chissà se sarebbero riusciti a risalire. C'era anche un ascensore laterale, lo chiamavamo schippi, molto pericoloso, era facile cadere e non essere più ritrovati. Alla sera si giocavano i soldi della paga, quando andavano a ritirare la busta, per prima cosa dovevano pagare i debiti di gioco, allora le mogli si erano arrabbiate, erano andate tutte insieme dal ragioniere della miniera, gli avevano fatto promettere che la busta paga l'avrebbe data agli uomini solo se accompagnati da loro stesse. Allora da quel giorno giocavano a gianduiotti, come erano buoni, li hai conosciuti? Avevano un sapore aicci drucci! Dolcissimi!
Un giorno i ragazzi mi avevano portato ad un ingresso laterale, era più basso di me, pensa, mi sarei dovuto chinare e per sfida mi avevano detto di entrare, ma io avevo proprio paura, ogni giorno si sapeva di qualche frana e di qualche operaio che non vedeva più la luce del sole.
In paese c'era già il cinema e a volte facevano commedie e spettacoli dal vivo; per annunciarli passava con la sua trombetta "su gridadori", un po' suonava e un po' gridava e i ragazzini del paese lo accompagnavano con sonore pernacchie.
Presentava gli spettacoli in sardo e film americani sbagliando la pronuncia dei nomi degli attori stranieri. I protagonisti diventavano persone di facili costumi, da Tyrone Power a "tiraddu e poni", da Rita Hayworth a "Rita Egua", ascoltare le sue grida era già uno spettacolo.
A 19 anni partii a Genova per aggiornare il mestiere con una valigia con i miei abiti semplici ma ben due cappelli. Andai a pensione da mio cugino Mariano che era sposato con Barina a cui davo tutto lo stipendio per dormire e per mangiare ma non mi piaceva perché faceva sempre la minestra di patate, allora facevo gli straordinari per guadagnare di più e procurarmi roba da mangiare, da leggere, uscire con le ragazze. Dopo poco tempo diventai capo operaio, eravamo in otto, era un negozio di scarpe grandissimo e il proprietario aveva fatto un soppalco per metterci la calzoleria, il soffitto era così basso che un tipo arrivava a sfiorarlo con la testa, c'era anche una piccola finestra che non si poteva aprire tutta, ti arrori su fragu de gussu logu!
Tornato in paese aprii subito una calzoleria moderna; con tutti gli strumenti più avanzati, avevo l'incarico di fare le scarpe per tutti gli operai della miniera, gliene spettava un paio all'anno e poi le aggiustavo naturalmente. Avevo tanto lavoro e avevo dovuto prendere dei ragazzi ad aiutarmi, più giovani di me, che volevano imparare il mestiere.
Io ero scapolo e mi facevo da mangiare, pulivo, tutto io facevo, per non lavare la pentola ogni giorno cucinavo le pietanze una dopo l'altra così che il minestrone aveva sapore di pasta col sugo e così via. Quando cucinavo i ragazzi sentivano il profumo e avevano preso l'abitudine di mangiare con me, facevo certi sughetti! Mettevo una scatoletta di Simmenthal nel sugo di pomodoro, si scioglieva la gelatina e dava un sapore alla pasta, Gesù Cristu miu, ta cosa bella!
I ragazzi dovevano lavare i piatti, erano tre: scrivevo il loro nome su un foglietto e si tirava a sorte ma dopo un po' cominciai a scrivere sempre lo stesso nome e quindi toccava sempre ad uno ma siccome qussu fiada unu pagu tontu, sciadau, non pensò mai di controllare gli altri foglietti.
giovedì 30 luglio 2015
Mare agitato
domenica 26 luglio 2015
Piccolo paradiso
Palla marina
domenica 12 luglio 2015
In moto con te
lo sguardo va lontano
io ti stringo forte
tu mi accarezzi piano
parole che si perdono
profumi che ci investono
si intrecciano con l'aria
che attraversiamo in pieno.
Chissà dove arriveremo
e se dentro ancora avremo
l'incanto per il viaggio,
la scoperta, il paesaggio.
La strada incede indifferente
scivola tra cielo, erba e mente.
domenica 5 luglio 2015
Lucciola e zanzara
sabato 4 luglio 2015
L'ombra dell'anima
Silenzio?
sabato 6 giugno 2015
Ossimori e personalità
lunedì 25 maggio 2015
Giochiamo al teatro
Tante risate, fatiche, tentativi ridicoli e piccoli successi ed un maestro ironico ed inflessibile che si impegna al massimo per far venir fuori l'estro espressivo di ciascuno dei partecipanti al corso. E tutti attenti, volenterosi, pronti ad uscire con ogni condizione climatica lasciando a casa familiari, comodi divani e cene a metà. E poi arriva il giorno stabilito e non vedi l'ora di cominciare lo spettacolo per metterti alla prova, per mettersi in gioco, per la soddisfazione di provocare una risata. Ultime prove, quelle decisive, qualcosa va storto ma si sistema, si cambia programma e poi arriva il pubblico, pieno di aspettative e di voglia di divertirsi e la tensione è al massimo, si spengono le luci, parte la musica, che dà la carica giusta e finalmente si comincia. I riflettori accecanti nascondono gli spettatori alla vista ed è come stare in un'altra dimensione e ti senti solo parte della storia e di quel gruppo con cui hai condiviso così poco tempo ma così tanto intenso. Il divertimento ruba spazio alle altre emozioni e diventa il motivo migliore per scegliere di frequentare un corso di teatro; un gioco da grandi!
domenica 24 maggio 2015
Chi bacia vince
sabato 16 maggio 2015
sabato 9 maggio 2015
Prima impressione
Matteo alla prima comunione
venerdì 1 maggio 2015
Voglia d'ironia
Come rendere le persone partecipi di un episodio pieno di ironia tenendo presente che ignorano il contesto in cui si è svolto e le premesse che lo hanno provocato?
Come rispondere ad un adolescente che chiede, all'ora di cena, davanti ad un piatto di minestra fumante, cosa abbia fatto di male per meritare tale punizione?
E, avendo ricevuto come risposta un accenno al suo rendimento scolastico, vedere che si rivolge al cane con aria rassegnata, annunciando che per cause di forza maggiore, da quel giorno dovrà cambiare menù?
Pare che l'ironia sia genetica oltre ad essere un'ottimo espediente per affrontare giornate complicate!
La fila
gli occhi fissi, liquidi, incollati fino a che si intorbidiscono.
Baci, piccoli baci ovunque,
le mani che cercano bramose sotto i vestiti,
slacciano bottoni, sfilano maglie,
sentono la pelle calda che diventa rossa al loro tocco.
La pelle cerca le mani, le labbra, la lingua,
il cuore veloce, il respiro affannato...
Ecco, finalmente si è accorto dei due,
l'anziano impiegato, ed imbarazzato,
velocizza le operazioni di cassa.
Ottima idea per sveltire le file!
mercoledì 29 aprile 2015
Piccola lista di felicità
domenica 19 aprile 2015
La voce della pioggia
Natura di donna
venerdì 27 marzo 2015
martedì 24 marzo 2015
Bugiardino
Auguri, babbo
per sentirsi realizzato e per prendersi cura di noi e di mamma nel migliore dei modi.
domenica 8 marzo 2015
Bacio o caffè
domenica 1 marzo 2015
Domenica pomeriggio
mercoledì 25 febbraio 2015
Domande
martedì 10 febbraio 2015
Difetti
Si potrebbe pensare che sia volubile, ma come si fa a restare sempre della propria idea quando la vita ci offre continuamente infinite possibilità di scelta?
Si potrebbe pensare che sia imprudente quando compio azioni che solitamente si vedono fare ad individui di altezza... inferiore al metro e 20 cm solo per il gusto di mettersi in gioco...
Si potrebbe pensare che sia egoista quando realizzo con le mie mani qualcosa che mi piace tanto ma credo che la gioia di esprimersi si possa insegnare...
Si potrebbe pensare che sia vanitosa quando prima di uscire mi specchio da vari lati, per non urtare la sensibilità di chi incontro...
Si potrebbe pensare che sia testarda quando credo in qualcosa e non mi lascio dissuadere facilmente...
Si potrebbe pensare che sia piena di difetti e tronfia ed orgogliosa di averli riconosciuti ( e forse ne ho scordato altri..) ed è vero!
venerdì 6 febbraio 2015
Lieve risveglio
martedì 3 febbraio 2015
Voglia di esagerare
giovedì 29 gennaio 2015
Amicizia
lunedì 19 gennaio 2015
O vivo o scrivo
domenica 11 gennaio 2015
Un rifugio
venerdì 9 gennaio 2015
Anziani coniugi
privo di pudore.
insieme.