giovedì 12 marzo 2020

#Decamerhome

Giorno 1

Ho fatto il letto.
Si, lo so che c'è gente che lo fa ogni giorno, anche se non capisco perché, ma oggi, con tutta la giornata davanti ho cambiato (e lavato e steso fuori) le lenzuola, ho fatto prendere aria e sole alle coperte, ho cercato di abbinare le tonalità dei fiori del copriletto a quella dei cuori dei cuscini, ho tirato e misurato mentalmente da ogni parte i risvolti e le parti laterali in modo che cadessero in modo perfettamente omogeneo. Ho fatto un letto che piacerebbe anche a mia madre.
 Ecco, ci vuole una piccola cosa normale di cui andar fieri ogni giorno, 
questa per oggi è la mia.
E non vedo l'ora di andare a letto.


Giorno 2
Pulisco il balcone mentre ascolto la musica e canto anche, sprezzante del pericolo che i vicini mi tirino i pomodori. Che poi, ora che ci penso, mi eviterebbe anche di andare a fare la spesa. Appena sarà asciugato, porterò su dalla cantina (che scusa per fare un giro!) il lettino che usiamo in estate per prendere il sole. Non vedo l'ora di abbassare il tendone e stendermi languidamente con un bel libro in mano, come? Dicono che oggi pioverà?
Ah.


Giorno 3

In questi giorni di doverosa casalinghitudine devo aver dato un'impressione sbagliata a mio figlio, che nonostante si alzi da tavola dopo aver goduto di pasti semplici ma completi di primo, secondo e verdura, sempre diversi, mi esorta a fare le lasagne.
Ecco, la mia risposta non può essere che questa: 
figliolo, non mi sto annoiando così tanto.

Giornata dedicata alle videochiamate di gruppo, prima con le colleghe, e poi con fratelli e sorelle.
 Che bello riscoprire la quotidianità dei miei parenti lontani e conoscere la strana vita di mio fratello che abita su una barca a vela ancorata nel porto di Barcellona. Parlando con il mio uomo, lontano anche lui, bloccato da impegni di lavoro, scopro ha fatto la stessa cosa con le sue tre sorelle, aperitivo via videochiamata. Viva i social.


Giorno 4

Figlio si ferma ammirato a guardare lo sportello del forno al cui interno cuociono (finalmente!) le lasagne, e commenta:- Meglio della tv!
Dopo pranzo, è partita subito la giornata internazionale dei balconi; tutto il vicinato si è dato appuntamento nel proprio balcone per sedersi o stendersi a prendere il sole, chi leggendo (io), chi fumando una sigaretta, chi sistemando piantine ormai secche e abbandonate senza ritegno dall'estate scorsa e ora annaffiate e concimate come se potessero resuscitare (beh, in effetti siamo quasi a Pasqua, quindi forse non hanno tutti i torti).


Giorno 5
Cibi colorati di stagione, pane fatto dal figliolo e vino buono per rallegrare la tavola. Diamoci coraggio da soli.

Mi si è rotta la ciabatta. 
E senza neanche tirarla contro nessuno della famiglia.

Il cane è stanchissimo, ormai quando indosso le scarpe si va a nascondere sotto il letto più lontano, ma dai, pigrone, che sarà mai un'altra breve passeggiatina?



Giorno 6

Dall'Italia dei barconi all'Italia dei balconi è stato un attimo.
E' diventato tutto fattibile in balcone, si stende, ci si stende, si legge, si chiacchiera, si dipinge e si canta in balcone. Abbiamo creato il più grande festival delle attività artistiche e manuali della storia, semplicemente portandole in balcone.
L'Italia ha inventato la seconda Woodstock della storia.

Inizio a guardare con invidia il mio canetto che può uscire tre volte al giorno.

Basta, non se ne può più di stare chiusi in casa, ora mi vesto bene, mi trucco accuratamente
 perché l'attenzione e l'amore per se stessi vanno esplicitati anche in questa situazione di emergenza,
e vado giù a pulire il garage.


Giorno 7

Nei giardini qui sotto non c'è più un filo d'erba. Qualcuno passava il tosaerba anche nello stradello asfaltato dei garage.
Poveri prati, non avranno più tempo di crescere.

I sindaci sceriffi e i cittadini delatori non ce li meritiamo.
Meglio un vicino che passeggia da solo, nel verde, che uno depresso o suicida.

Giorno 8

Sono arrivata alla conclusione che per non farsi accecare dall'ansia sia sufficiente non ascoltare i telegiornali, non rispondere al telefono e non usare i social, semplice, no?

Il flashmob che potrei lanciare oggi è: chi viene fuori a piangere in balcone con me?

Giorno 9

Hanno vietato anche le passeggiate all'aria aperta.
Con chi se la prenderanno oggi, gli odiatori seriali?

               Una nuova mascherina fatta in casa si unisce alla mia collezione, potrei realizzarne                         una da abbinare ad ognuno dei miei pigiami, 
il tempo libero non è un problema.
Anzi lo è in quanto ne ho in abbondanza, ma non posso impiegarlo come vorrei, neanche camminando in campagna. Le passeggiate all'aria aperta sono una dipendenza seria, come il fumo e l'alcolismo.


Giorno 10

E' ora di dire basta a tutti questi assembramenti, di forze dell'ordine


lunedì 9 marzo 2020

La scuola ai tempi del #covid19


Tornare a scuola senza i bambini è paradossale.

Che maestra sono senza di loro?

Cosa c'è nel mio "essere maestra"  se non posso esplicitarlo nella relazione con i bambini?

Sicuramente potrei mandare avanti la documentazione pedagogica, la nostra amata/odiata serie di fogli da riempire per descrivere il nostro fare quotidiano, le dinamiche di relazione del nostro gruppo di bambini e di famiglie e di lavoro.

Potrei riordinare le bacheche di avvisi e notizie, ripensare contesti gioco e aggiornare le pagine del nostro strumento di lavoro. Potrei condividere con le colleghe, a debita distanza, le perplessità e le paure sulle vicende che ci coinvolgono tutti. Come cittadini, non solo di Parma, la nostra piccola bella città capitale della cultura di quest'anno sventurato, ma cittadini di un mondo complesso e talmente interconnesso che "il battito di ali di un pipistrello in Cina può scatenare un uragano" anche nella nostra cara e incauta, Italia.

Più che recriminare e cercare ragioni, credo che la cosa migliore da fare, per il mio orgoglio da insegnante, sia semplicemente di progettare un futuro prossimo (spero). Predisporre una certa quantità di proposte ludiche e didattiche per riaccogliere il gruppo di meravigliose personcine che in tutto questo tempo saranno già cresciute, cambiate, con dei vissuti diversi dal solito.

Come è stato per tutti noi.

Ci eravamo lasciati con la promessa di una festa di carnevale, con la preparazione delle maschere che stavano realizzando con cura, con i colori preferiti, su misura.

Cosa avranno voglia di fare al loro ritorno, a parte riabbracciare gli amici?

Cosa vorranno raccontarci, con le parole o con il loro gioco?

Come rassicurarli sul fatto che anche in questo tempo immobile abbiamo pensato a loro?


Ti sento

Stai ritornando
ti sento
 intorno,
fiorisce l'aria.

Sa di carezze
come quando
dopo che
mi distendo
sazia di te,
e del tuo sapore
che riempie
narici e pori.
E questa stanza
che ci accoglie
da nido quieto
diventa un mondo
nasconde baci
ospita gemiti
celebra Amore.