mercoledì 4 maggio 2016

Medusina

La piccola medusa si guardò intorno, aveva appena finito di
mangiare e osservava beata i raggi del sole che entravano
in acqua riflettendo mille colori.
Lentamente  cercò di avvicinarsi ai suoi amici, si era distratta
per mangiare e la corrente l'aveva trascinata lontano.
 Li vedeva scherzare tra loro, tirarsi i tentacoli, darsi le
testate come facevano sempre ma non riusciva a raggiungerli;
come al solito aveva mangiato troppo!
I grandi la ammonivano spesso:- Non esagerare, guarda che
se mangi troppo non riuscirai più a farti trasportare...-
Esasperando le conseguenze per farla spaventare.
Una volta, addirittura, Medusaviola le aveva detto che se
avesse mangiato troppo sarebbe rimasta indietro, avrebbe
perso “lo stormo” e la terribile palla marina Mannara
l'avrebbe catturata con facilità. Lei non aveva mai sentito
parlare prima della palla marina Mannara e così cominciò a
chiedere in giro, con noncuranza, facendo domande all'uno
e all'altro per non dare a vedere che aveva paura.
Alle sue domande, qualcuno ridacchiava, qualcuno le diceva
di tenere gli occhi aperti e altri le dicevano che non era
poi così terribile.  I piccoli come lei la temevano, temevano
di essere inglobate dai suoi peli ispidi e trascinate a riva
con forza tale da restare sulla sabbia; seccate.
Medusina cercava di farsi coraggio ma, quando era buio,
stava ben attenta a non allontanarsi dai tentacoli dei suoi
genitori che l'abbracciavano dolcemente. A volte aveva
incontrato delle palle marine nel suo vagabondare sotto
costa ma erano tutte piuttosto piccole, malconce e per
nulla spaventose.
 
Adesso le sue amiche erano un po' più vicine, riusciva
quasi a sentirne i delicati sbuffi e risucchi melodiosi e i
divertenti “plop” di quando sbattevano l'una contro l'altra.
 Però si  stavano avvicinando troppo alla riva quelle piccole
incoscienti, Medusina provò a chiamarle ma le uscì solo un
grosso borbottio dovuto alla digestione. Niente da fare,
nessuno si accorgeva di lei, provò anche a fare dei gesti con
i piccoli tentacolini cangianti ma li sentiva goffi e pesanti e
nessuno la notava. Il gruppo delle piccole meduse cominciò
a confondersi con la spuma delle onde, ora le vedeva, ora
non le vedeva. Il mare era leggermente increspato e le
sparpagliava alla deriva tra bolle, legni, rifiuti di quegli
 strani animali opachi ed imprevedibili e tante palle marine.
Medusina cercava in ogni modo di tornare al largo ma la
corrente era forte e la spiaggia era sempre più vicina,
iniziò a temere di aver perso lo stormo. Allora si accorse
di un'ombra minacciosa che le si avvicinava; grossa, rotonda,
ricoperta di crini duri e disordinati, era proprio la sua paura
più grande: la palla marina Mannara!
Questa si avvicinava con fare minaccioso, di sicuro non
aveva buone intenzioni nei suoi confronti. Medusina provò
ad allungare un tentacolo per urticarla od allontanarla ma
sembrava dura come la scorza di razza.
Ormai Mannara le era addosso, lei aveva lanciato già tre
tentacoli avvolgendola per bruciarla ovunque ma quella andava
avanti senza farci caso, come se non sentisse dolore. Invece
lei si sentiva pungere dappertutto, anche sotto al cappello,
dove era più morbida.
 
Due tentacolini si erano tagliati con l'attrito e gliene
restavano solo tre con cui provare a remare lontano ma
 Mannara non la lasciava anzi le premeva sempre di
più addosso. Cercava di infilarle i peli ispidi dappertutto,
voleva trasformare anche lei in una orribile e vorace palla
marina. Ad un certo punto passarono sopra un cespuglio di
poseidonia verde, fresca, che ondeggiava le sue foglie in
favore della corrente e Medusina pensò di aggrapparsi ad
essa per provare a salvarsi. Con grande fatica riuscì a
staccare, uno alla volta, dal corpo della palla marina i suoi arti
 irritati dalle numerose punture e con un bel respiro cercò di scendere un po' più giù; nel blu.
La manovra distrasse Mannara che irrigidì per un attimo i peli,
come le vibrisse di un pesce gatto, e Medusina riuscì ad
aggrapparsi con tutte le sue forze alle alghe verdi che le solleticavano la pancia. La terribile palla marina non potè fare
altro che  passare oltre con il formarsi di un piccolo vortice di schiuma . Medusina continuò a tenersi stretta stretta, con gli
occhi chiusi, tremante di paura ma ormai salva. Poi si sentì
chiamare, lo stormo l'aspettava, le meduse più vicine si erano accorte di tutte e avevano dato l'allarme. Avevano formato un
enorme “tappeto” allungando tentacoli in ogni direzione per
restare unite le une alle altre.
Medusina non aveva mai visto niente di più bello e dai pori del
suo cappello cominciò ad uscire qualcosa di liquido e
trasparente, leggermente salato, che lavò via tutta la paura.
 Sul suo viso comparve un sorriso di vera felicità, allungò un tentacolino verso il tappeto di meduse e aspettò la corrente
giusta per ricongiungersi alla sua famiglia.
 
Restarono unite così,
intonando un canto di gioia, tutte insieme,
 fino a che furono di nuovo al largo.
 

 

 

 

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