domenica 23 ottobre 2016

Nonsense

Temere il dissenso.
Ottenere il consenso.
O tenere un senso 
propenso al nonsense.
Ci penso.

sabato 22 ottobre 2016

Le nonne

Tante gonne nere o a fiorellini piccoli, una sopra l'altra, la bocca arcigna, i capelli raccolti, severi, l'acquavite sul comodino, ché un bicchierino prima di dormire fa bene, il primo giro in taxi, i commenti astiosi su chiunque incontrasse, i viaggi in macchina con il finestrino aperto un solo millimetro, anche in agosto, perché l'aria le dava fastidio, le vacanze al mare con la musica al minimo e non si poteva ridere troppo per non disturbarla; la nonna non buona.

Le sedie impagliate, il camino, sulla tavola sempre qualcosa da mangiare ed il vino, le caramelle nella tasca del grembiule, la crocchia grigia, le guance rosse rotonde, morbide da baciare, sempre un sorriso anche quando stava male, le galline nella stanza di su, dalla scala a pioli, e ci spiegava come chiamarle, il bagno fuori; nel cortiletto, da attraversare di corsa quando pioveva, con poca luce, che faceva paura andarci, anche di giorno, poche cose da guardare nella bassa casetta, un rosario, vecchie foto, la cassetta del cucito e le mille domande a cui non si stancava di rispondere, l'incidente per andare a casa sua, che mi aveva fatto innamorare dei biscotti "di velluto". Mi aveva insegnato a fare la maglia per fare i vestiti alle bambole, la nonna buona.

Siete state con me troppo poco per insegnarmi la vita; care nonne, ma di sicuro avevate due modalità opposte di affrontarla, ed io ho scelto la mia.

martedì 18 ottobre 2016

Autunno

Cadono le foglie e il mio umore.
Si spengono le giornate e i sorrisi.
Un misto di odor di bosco e terra bagnata
 impregna l'aria e la rende pesante.
L'umidità appiccica ogni cosa, ogni casa, ogni strada.
Aumenta, solo, la malinconia 
lenta, strisciante, inesorabile 
e porta con sé il profumo del té caldo 
biscotti e fuoco nel camino 
che arrossa le guance e scalda nel profondo.
Luce, dove sei?
Ritorna ad illuminare il giorno 
e tutti, attorno.
La nebbia mi distrae e perdo il tuo ricordo.
Dell'autunno mi piace che ha i giorni contati.

lunedì 3 ottobre 2016

Volevo solo fare shopping!



Personaggi: la mamma (m), il padre (p.),

              la figlia Alice (f.), il figlio Mirko (M.)

                   

La mamma entra in scena sorridente, canticchiando, sistema i cuscini del divano in cui è sdraiata la figlia adolescente

m-  Finalmente ho finito di pulire, ora esco e vado a fare un po' di shopping che non ho più niente da mettermi…

f.- Ma mamma hai l’armadio pieno

m- Si ma sono stanca dei soliti jeans, vorrei dei vestiti e delle gonne svolazzanti in cui sentirmi comoda e a posto in ogni situazione come se fossero jeans!

f. – Ma esistono?

m- Sono sicura di si, devo solo trovarli

Driiiin driiin (suona il telefono)

m (risponde al telefono) – Pronto? Ciao mà, tutto a posto? …(Ascolta) Si tutto bene, stavo per andare a fare shopping… si, ne ho già 13 paia infatti andavo a cercare qualcosa di più femminile… Non è vero che l’ultima volta che ho usato la gonna avevo 13 anni, non ricordi il mio vestito da sposa? Che c’entra se mi sono sposata una volta, ne avevo provati 15 prima di trovare quello giusto… Non è necessario usare i tacchi con la gonna, si può portare benissimo anche con gli anfibi e poi posso sempre imparare come ho fatto con i pattini… no non mi avevano ingessato per quella caduta, comunque perché mi hai chiamato? Ah ok, allora passo davanti al supermercato e te li prendo ma che ci devi fare con i cetrioli? Mamma?... Ah una maschera idratante per pelli mature, certo… no mamma,   io non ho  la pelle matura, non è vero che bisogna prevenire, la mia pelle maturerà a prescindere, ok a dopo, ciao.

f.- Certo che la nonna ha una fiducia nelle tue capacità atletiche, chissà come mai… (ridacchia)

m-  Non saprei solo perché da piccola ho distrutto due biciclette prima di imparare ad andarci ma dove ho messo la borsa?

f.- Mamma esci vestita così’ ?

m-  Certo; i jeans sono l’ideale per andare a fare shopping anche perché non ho ancora il vestitino femminile e comodo adatto che andrò appunto a comprare.

Driiinn driiin (ancora il telefono)

m–  Si, ti ho già detto che te li porto i cetrioli… oh salve capo, non mi disturba affatto… si ho già mandato le pratiche ai fornitori ed ora stavo uscendo per fare un po' di shopping, ah, trova che sia una buona idea? Come mai? Troppo informale!? Ah l’unica cosa che non apprezza è l’abbinamento gonna-anfibi? Ah si, ha ragione che tale mancanza di fantasia e spirito di adattamento, ma si figuri, certo che so portare i tacchi…è che finora non ho avuto modo di sfoggiarli, oh si, rimedierò, grazie del consiglio… e vuole una copia degli ordini evasi, certo, ho già il pc acceso, bene, la saluto.

f.- Mi sembra che il tuo capo apprezzi la tua idea di cambiare look…(sorride).

Entra il figlio piccolo, Mirko e dice – Mamma mamma dove vai? Cosa mi compri?

m-  Amore la mamma va a comprare dei vestiti e delle gonne ma mi fermo in edicola e ti compro un bel giornalino, ok?

M. – La gonna? Quella delle femmine? Ma tu la sai usare?

m- Certo che so “usare” la gonna, la usavo spesso da ragazza (si china ad accarezzarlo sulla testa)

M. -Vuoi dire che prima di conoscermi usavi la gonna? E poi come mai non sei più riuscita ad usarla?

(Ridono tutti)

m-  Tesoro sai che la mamma è sempre di corsa, oltre a voi, la casa ed il lavoro c’è da fare la spesa, andare in posta, ecc. ecc. e con i jeans mi preparo in un attimo, ora per esempio, volevo godermi due ore tutte per me invece mi fermerò a prendere i cetrioli per la nonna ed il giornalino per te.

M. – Oh non ti disturbare per il mio giornalino, mi accontenterò di un giocattolo… (e si allontana soddisfatto)

m- Questa storia che nessuno si ricorda di avermi vista con la gonna è incredibile, devo avere qualche foto che lo provi…

Entra il padre/marito e la bacia sulla guancia – Ciao tesoro, io mi ricordo quando hai usato la gonna qualche volta e di come sei tornata a casa senza…

f.- Cosa cosa???

(Lei arrossisce e si fa piccola piccola)

p.- Sai, Alice, un giorno, prima che voi nasceste, siamo andati a fare una gita in campagna…

m- Così, all’improvviso, non ero preparata, abbiamo camminato tanto e mi era venuta fame…

f.- E hai usato la gonna per costruire una trappola per catturare qualche animale?

p. -Ma nooo, abbiamo trovato le more e la mamma ha cominciato a raccoglierle e mangiarle e si addentrava sempre di più nel cespuglio di rovi e quando ha provato ad uscire, straaap, la gonna è rimasta là…

(ridono tutti)

m- E tu non eri per niente contrariato, anzi!

p.- Infatti, dopo nove mesi sei nata tu, Alice! E ricordo che avevi la gonna anche quando siamo andati a dormire in tenda…

f.- E dove eravate quella volta?

p.- Sempre in campagna e dopo aver piazzato la tenda e acceso il fuoco, stavamo arrostendo le salsicce, la mamma le girava, c’era vento e alcune scintille finirono proprio… indovina dove? Sulla gonna della mamma che la tolse in un attimo, potrebbe vincere la medaglia d’oro di velocità nel togliere la gonna (sguardo sornione verso la moglie).

f.- Si direbbe una vera e propria intolleranza alla gonna!

p.- E indovina un po': nove mesi dopo è nato Mirko! (il fratellino).

f.- Mamma, (con aria preoccupata) sei sicura di voler usare ancora la gonna?


sabato 1 ottobre 2016

La vita riposa

Che importa se il sole tramonta
che importa se ho i brividi freddi
che importa il buio che avanza
se ho dentro i sorrisi di chi amo
se ho dentro il calore della sabbia
se ho dentro i colori del mare
se ho te da chiamare ogni volta
che mi sento felice o in tormenta.
L'inverno ritorna di certo
si annuncia con umide spire
la sua gelida morsa che avvolge
e la vita si chiude e riposa
ricordando con aria di stupore
giornate lunghe, bollenti, lontane
come non fossero mai accadute
se non in sogno o in altre vite.
E' l'inverno che torna; là fuori
ma non riesce a raffreddare i cuori.

mercoledì 28 settembre 2016

Ciao colleghe


Ammetto che sia stata solo mia

per quella inquieta voglia che mi assale

la decisione di lasciarvi, andare via

per mettermi sempre alla prova, dimostrare

(per quanto non sia priva di malinconia)

laddove nessuno sa se il mio nome "vale".

 Abbiamo vissuto tempi duri e di pazzia

 e fatiche da non poter dimenticare

 e superarli insieme è stata una magia

 ci ha fatto crescere, divertire, arrabbiare.

 Ho voglia di lasciarvi una poesia

 perché abbracci e sorrisi ancor vi posso dare

 e la certezza che dall'anima mia

 nessuno vi potrà mai cancellare.laddove nessuno sa se il mio nome "vale".
Abbiamo vissuto tempi duri e di pazzia
e fatiche da non poter dimenticare
e superarli insieme è stata una magia
ci ha fatto crescere, divertire, arrabbiare.
Ho voglia di lasciarvi una poesia
perchè abbracci e sorrisi ancor vi posso dare
e la certezza che dall'anima mia
nessuno vi potrà mai cancellare.
laddove nessuno sa se il mio nome "vale".
Abbiamo vissuto tempi duri e di pazzia
e fatiche da non poter dimenticare
e superarli insieme è stata una magia
ci ha fatto crescere, divertire, arrabbiare.
Ho voglia di lasciarvi una poesia
perchè abbracci e sorrisi ancor vi posso dare
e la certezza che dall'anima mia
nessuno vi potrà mai cancellare.

domenica 4 settembre 2016

Un vecchietto


C'è un vecchietto che si consuma lentamente, il suo corpo si riduce, il suo spirito è forte nella sua decisione di smettere di lottare.
Ogni tanto si distrae da questo proposito ed emerge la sua voglia di raccontare.
Chissà se è il suo corpo malato a suggerire la resa o è il suo spirito ad accelerare la consunzione. Si rifugia in brevi momenti di non-lucidità come a difendersi dalla vita o a trovare una giustificazione alla sua resa. Ha fatto di tutto in 85 anni, ha avuto tutto quello che voleva contando sulle sue forze, ha smesso di desiderare e di costruire.
Ora può solo raccogliere l'affetto di chi ha intorno.

Si sveglia di notte per andare a pagare le bollette o a lavorare e sa ridere di sé e dei suoi momenti bui.  Ha la bocca impastata e i suoi farfugli e deliri confondono ma non nascondono un grande babbo; è sempre lì, tra la pelle sottile e le ossa gelate con le sue imprecazioni e i sorrisi sdentati.
Di giorno non si capisce quello che dice e di notte ogni frase è più chiara come se la coscienza fosse più vicina al delirio nell'umidità dell'aria notturna.
E' nato in un epoca in cui non si usava manifestare l'affetto e non credo che avrebbe mai immaginato di ricevere tante carezze e cure come merita e come sta vivendo ora.
Come si fa a salutare un genitore?
Come si fa a lasciarlo andare?

Forse non puoi più raccontarci della tua vita incredibile allora potremmo farlo noi per te, babbo.